Olio extra vergine, pomodori pelati italiani, prosciutto, mozzarella di bufala confezionata con latte di altri paese, compresa l'India, prodotti tutti etichettati rigorosamente con la dicitura Made in Italy quando non lo sono affatto.

Ecco lo spaccato tracciato dal libro inchiesta, realizzato da Mara Monti e Luca Ponzi, due giornalisti rispettivamente del Sole 24 Ore e della Rai romagnola. Cibo criminale: il nuovo business della mafia italiana racconta al di là di ogni ragionevole dubbio quanto geniali siano le menti del crimine nel lucrare. Il fatto è grave non solo per l'etichettatura, ma per la qualità pessima fatta passare per prodotto italiano, mentre in realtà il prodotto proviene da Cina, Spagna, India, Danimarca: una colossale truffa a danno dei consumatori che non sanno nulla.

Che dire dei prodotti dei paesi della Comunità Europea trasformati in Italia e messi in commercio come prodotti italiani?

Mentre la nostra produzione alimentare zoppica per la difficoltà a fare cassa in periodo di crisi, questa colossale truffa finisce in inchieste giudiziarie che sono state raccontate nel libro utile per comprare meglio e bene e per capirci di più su come funziona il commercio alimentare, alla luce di questo raggiro mondiale di produzione falsificata.

Lo scopo del libro è da un lato segnalare ai consumatori le truffe a danno del Made in Italy, dall'altro evidenziare la pessima qualità dei prodotti fatti passare per buoni. Il fenomeno, in inglese chiamato Italian sounding, riesce a fruttare 2,6 volte di più del valore delle nostre esportazioni agroalimentari: così ad ogni prodotto italiano corrispondono sul mercato tre la cui materia prima è proveniente dall'estero.

La mancanza di qualità del prodotto si vede dal prezzo: un olio di oliva extra vergine sotto i 5 euro, non può avere garanzia di salubrità e limpidezza e lo stesso gusto di uno più costoso, la stessa mozzarella di bufala venduta a meno di 11 euro al chilo è un allarme sulla non qualità del prodotto; è pur vero che di questi tempi si va sempre alla ricerca del prezzo basso e dell'affare, ma è quella la garanzia più importante della qualità del prodotto dato che anche l'etichetta non aiuta.

Il commercio dei prodotti taroccati, risultato di una copiosa opera di imitazione del prodotto che sembra perfetto e presentato benissimo con l'etichetta truffa, è raccontato dai due giornalisti che lo fanno con minuzia di particolari: i truffatori che realizzano la sbollatura dei prosciutti che marchia cosce scadenti, con la realizzazione di timbri fasulli per effettuare il marchio di garanzia del prodotto, misture con cui si tenta di ricreare pure il tradizionale odore dell'olio per ingannare i più esperti cultori del gusto: da qui la deodorazione che rende buoni oli di scarsa qualità.

E pensare che il nostro Pil di questo si potrebbe avvantaggiare, basterebbe recuperare una quota del 6,5% dell'Italian sounding sul mercato estero, per riportare in pareggio i bilanci dell'agroalimentare italiano. Se ci fossero maggiori controlli tutto questo si eviterebbe. La pecca grossa del sistema riguarda proprio la scarsa stretta dei controlli e le connivenze con il crimine che distruggono la buona impresa italiana. Le proposte comunque anche in sede di Comunità europea sembra ci siano, si starebbe lavorando sulla sempre maggiore tracciabilità dei prodotti.