Lo spesometro 2014 è ufficialmente entrato in vigore, ma a che serve? A chiederselo è l'Associazione Aduc visto che lo strumento, introdotto per contrastare l'evasione fiscale, rischia però di creare non pochi problemi ai cittadini ed alle imprese con maggiori oneri. Con lo spesometro 2014 nel mirino vanno in particolare a finire le operazioni di importo rilevante, quelle che nello specifico hanno un controvalore che supera la soglia dei 3.600 euro.



Purtroppo però, sottolinea altresì l'Aduc, quando un contribuente effettua spese di importo elevato non utilizza le entrate 'standard', ovverosia quelle relative allo stipendio, ma i risparmi messi da parte, il che significa che quasi sempre la spesa non risulterà essere congrua con il proprio reddito.





E quindi è alto il rischio che l'Agenzia delle Entrate poi faccia scattare i controlli con il cittadino chiamato a fornire le prove sulla provenienza dei soldi con cui ha effettuato l'acquisto di importo rilevante. Sorge di conseguenza il dubbio sul fatto che lo spesometro 2014 a conti fatti, per gli acquisti di rilievo per importo, sia uno strumento che rischia di mettere il freno ai consumi.



Inoltre, come sopra accennato, è probabile un aumento del contenzioso tributario nel momento in cui, rispetto alla pretesa del Fisco, il contribuente ritenendo di essere nel giusto vorrà far valere le proprie ragioni fino in fondo. Solo nel 2013, non a caso, stando ai dati forniti da Equitalia, ci sono stati ben 120 mila ricorsi con circa l'80% di questi presentati nelle Regioni del Sud.