Si possono portare in detrazione fiscale in sede di dichiarazione dei redditi gli scontrini delle farmacie per l'acquisto di farmaci (cfr la guida Detrazioni Irpef spese mediche): ma si può considerare il "contrasto di interessi" una manovra valida per la lotta all'evasione fiscale e applicabile ad altre attività oppure non sarebbe comunque abbastanza persuasiva? Gli scontrini detraibili nella dichiarazione dei redditi potrebbero abbattere il "nero"?

Nel caso ogni scontrino emesso da un commerciante portasse un beneficio al contribuente, ovvero se fossero utili per detrarre altre tipologie di spese nei Modelli 730 e Unico, i clienti avrebbero un maggiore interesse nell'esigere il documento e i venditori si troverebbero costretti a regolare l'incasso versando di conseguenza le relative imposte.

Questo principio è chiamato contrasto di interessi in quanto mette in conflitto l'interesse del cliente con quello del venditore. Se ne parla da anni e dopo essersi arenato in Senato nel novembre 2012, è stato rilanciato alcune settimane fa in seguito all'approvazione della delega fiscale.

Avendo approvato in via definitiva le misure, o principi, presenti nella legge delega ora la palla passerà al governo in quanto solo l'esecutivo ha la facoltà di rendere attuabile il cosiddetto "contrasto di interessi" stabilendo le spese detraibili e i tetti massimi ad esse correlati.

Gli scontrini detraibili basteranno per vincere l'evasione?

In sostanza, se fosse possibile trarre un vantaggio economico su uno scontrino, la maggior parte degli italiani ne richiederebbe l'emissione, di conseguenza si potrebbero paragonare i privati alle imprese; infatti ogni società paga le tasse sugli utili ovvero sui ricavi ai quali sono stati sottratti le spese di gestione.

Se le famiglie potessero seguire lo stesso principio detraendo dalle imposte o deducendo dal reddito imponibile lordo diverse spese, sarebbero di sicuro spinte a richiedere gli scontrini fiscali.

Nonostante il minor afflusso di gettito fiscale, l'emersione del "nero" permetterebbe di recuperare ingenti somme derivanti dall'IVA per la quale si valutano perdite per 28 miliardi di euro, evitando allo stesso tempo di investire ingenti capitali per i controlli finanziari.

Per esempio negli Stati Uniti il principio è in vigore e restituisce ottimi frutti.

Il Parlamento Italiano dovrà in seguito decidere quali misure di copertura utilizzare e stabilire delle tempistiche per le fasi applicative.

Le proposte alternative al contrasto di interessi

Non tutti sono d'accordo con questa procedura, fra chi manifesta le maggiori perplessità troviamo la Cgia di Mestre, l'Associazione Artigiani Piccole Imprese, perchè si considera il principio eccessivamente costoso.

La riflessione della Cgia prende in considerazione quanto è successo in paesi come Grecia, Turchia, Bolivia, Cipro, laddove l'evasione fiscale è rimasta ingente e inoltre i costi burocratici e delle amministrazioni hanno raggiunto cifre insostenibili. Un vero e proprio rovescio della medaglia in negativo. La proposta della Cgia è quindi quella di incrementare i controlli sia sui commercianti che sui clienti da multare qualora non avessero rispettivamente emesso scontrino o fatture e non ne abbiano fatto richiesta.