L’approvazione del decreto 16/2014 in materia di finanza locale ratificato dal governo Renzi il 28 febbraio, cui ha fatto seguito la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale in data 6 marzo, ha ufficialmente dato il là agli incrementi delle aliquote Tasi 2014 dei quali si discuteva ormai da mesi e già durante il precedente governo Letta.



L’innalzamento delle aliquote altro non è se non il frutto della lotta intestina che per mesi ha visto fronteggiarsi i Comuni da una parte e il governo dall’altra; i primi lamentavano in particolare un mancato gettito, generato dal passaggio dalle aliquote Imu (che potevano arrivare sino al 6 per mille) alle aliquote Tasi (ferme al 2,5 per mille), che rischiava di mettere a repentaglio gli stessi bilanci comunali a meno di un intervento risolutore del governo.





Già sul finire del governo Letta era stata ampiamente data ragione ai comuni, che adesso, grazie all’approvazione del decreto ratificato dal governo Renzi, avranno facoltà di incrementare le aliquote Tasi prima e seconda casa dello 0,8 per mille; considerate le precedenti aliquote, fissate rispettivamente al 2,5 e al 10,6 per mille, si comprende bene come le aliquote prima e seconda casa per la Tasi 2014 potranno giungere al 3,3 e all’11,4 per mille, con il ‘surplus’ che dovrà però essere impiegato dai Comuni per finanziarie le detrazioni.



In concreto, cosa è cambiato per i cittadini rispetto alla vecchia Imu e in che modo la Tasi 2014 impatterà sui loro portafogli? Cerchiamo di capirlo operando un confronto e concentrandoci poi sulle modalità di pagamento del nuovo tributo.



Tasi 2014, novità governo Renzi: confronto con l’Imu e pagamento mediante F24



La Tasi altro non è se non la tassa sui servizi indivisibili e contribuisce a formare, assieme a Tari e Imu (valida solo per le seconde case), l’Iuc, la nuova imposta unica comunale; come nel caso della vecchia Imu, i Comuni avranno piena libertà non solo nell’incrementare le aliquote prima e seconda casa per la Tasi 2014 ma anche nello scandire le soluzioni di pagamento. In linea teorica, sarà possibile pagare tutto in un’unica soluzione entro il 16 giugno 2014, ma non è escluso che i Comuni stessi optino per l’introduzione di una doppia tranche di pagamento. Lo stesso va effettuato tramite modello F24 o mediante bollettino di conto corrente postale.



L’incremento delle aliquote Tasi 2014 per prima e seconda casa genererà degli effetti diversificati a seconda delle particolari condizioni dell’utente; chi fruirà delle detrazioni pagherà relativamente poco, al contrario chi non potrà beneficiarne avrà a che fare con conti salatissimi. Secondo le stime effettuate dalla Uil Servizi territoriali e riportate da Il Corriere.it, l’aliquota Tasi al 2,5 per mille porterà i cittadini di numerose città (su tutte Bologna, Genova e Milano) a pagare molto più di quanto non accadesse con il regime della vecchia Imu; vien da se che la facoltà di incremento concessa ai Comuni non fa che aumentare questa forbice.  



A Milano ad esempio, l’Imu media sulla prima casa nel 2012 ammontava a circa 292 euro, mentre la Tasi 2014 al 2,9 per mille, costerà, anche in presenza di detrazioni, una media di 301 euro. Se poi si dovesse optare, come sembra francamente probabile, per un incremento spinto sino al 3,3 per mille, la soglia si sposterebbe a 358 euro.



Stesso discorso per Bologna, dove la media di 321 euro pagata per onorare l’Imu sulla prima casa sarà sostituita da una media di 345 euro necessari per saldare la Tasi 2014 fissata al 2,9 per mille; saranno invece necessari oltre 400 euro per onorare la stessa Tasi 2014 in presenza di incremento sino al massimo consentito, 3,3 per mille (parliamo evidentemente di prime case).



I dati spiegano eloquentemente il motivo per il quale l’incremento delle aliquote Tasi 2014 su prima e seconda casa ratificato dal Governo Renzi non sia stato salutato con entusiasmo dai cittadini, che adesso non potranno far altro che attenersi a quanto stabilito dai comuni di residenza.