Quella che si appresta a giocare il governo è una partita da 200 miliardi di euro complessivi: a tanto ammonterebbe infatti il quantitativo di capitali esteri illegalmente detenuti fuori dall’Italia stando agli ultimi dati diffusi da Bankitalia. La lotta all’evasione fiscale, che nel nostro paese raggiunge vette spaventose, sta diventando sempre più prioritaria per il governo, che per continuare ad alimentare le speranze di centrare l’obiettivo sta lavorando su due fronti: qualche giorno fa è ufficialmente entrato in vigore il meccanismo dell’autodenuncia volontaria, grazie al quale un contribuente che confessi di detenere illegalmente capitali esteri ottiene sensibili sconti in termini di sanzioni amministrative e condanne penali.





Il secondo fronte non è in Italia ma in Svizzera, dove le recenti visite del ministro Saccomanni hanno portato ad una bozza di accordo che verrà perfezionata entro maggio e che consentirà di  recuperare i capitali esteri illegalmente detenuti nel paese elvetico dai nostri connazionali. Facciamo il punto.

Capitali esteri, ecco l’autodenuncia volontaria: funzionamento, sanzioni e prescrizione

L’autodenuncia volontaria consiste in un atto per l’appunto volontario condotto da un contribuente che confessi di detenere illegalmente capitali all’estero; il tutto deve essere spontaneo e dunque riguardare capitali esteri sui quali non sia in corso alcuna procedura di accertamento.



Il soggetto rinuncia all’anonimato e come conseguenza ottiene la tassazione integrale dei redditi precedentemente sottratti al prelievo impositivo più la piena tassazione dei redditi frutto dei capitali detenuti all’estero. Le sanzioni amministrative saranno ridotte al minimo, mentre quelle penali saranno nulle qualora non venga accertato il reato di false fatturazioni; in qual caso la pena sarebbe dimezzata.

Capitali esteri: l’accordo con la Svizzera

Entro maggio Italia e Svizzera firmeranno un accordo per il rientro dei capitali esteri illegalmente detenuti nel paese elvetico dai nostri connazionali: secondo le stime dell’Agi si parla di una cifra prossima ai 130 miliardi di euro, con il ministro dell'economia Fabrizio Saccomanni che al termine dell'incontro con la consigliera federale svizzera Eveline Widmer-Schlumpf ha auspicato la firma del concordato in occasione della visita, già programmata per l’appunto per il mese di maggio, del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Per chi verrà ‘pizzicato’ nessuno sconto però, con piene amministrative, pecuniarie e penali che non subiranno alcuna decurtazione.



La necessità di recuperare gettito non si rinviene esclusivamente nelle mosse attuate in tema di capitali esteri: le ultime stime elaborate dalla Cgia di Mestre hanno infatti certificato come le nuove tasse sulla casa assicureranno al governo qualcosa come 52 miliardi di euro, circa 3 miliardi in più rispetto al 2013.



Il 2014 doveva essere ricordato come l’anno dell’alleggerimento della pressione fiscale, aveva dichiarato Letta a fine 2013, ma al momento ogni indicazione va nella direzione opposta. Ben vengano ovviamente le politiche atte a recuperare gettito e a neutralizzare l’evasione, ma inasprire ulteriormente la pressione fiscale potrebbe mitigare ogni speranza di ripresa economica. E l’Italia non può di certo permetterselo considerata la già precaria condizione di contribuenti e PMI.