Il tramonto dell’Imu ha portato in dote l’introduzione della nuova Iuc, l’Imposta unica comunale che racchiude Tasi, Tari e Imu; ormai da mesi è in piedi una battaglia tra Comuni e governo per l’ammanco di svariate centinaia di milioni di euro con cui le amministrazioni comunali sono chiamate i fare i conti nel passaggio dall’Imu alla Tasi.



L’aliquota Imu sulla prima casa poteva infatti arrivare sino al 6 per mille, ma la disciplina Tasi prevede una base di partenza del 2,5 per mille sulle prime case; una vera e propria voragine che metteva a rischio i bilanci comunali.

La prima ipotesi paventata prevedeva di sostituire il destinatario dell’Imu sugli immobili produttivi, lo Stato, dirottando il relativo gettito verso i Comuni, ma poi l’idea è caduta nel vuoto per via di alcuni conti sballati (lo Stato aveva contabilizzato un gettito da circa 4 miliardi di euro e fatti due conti risultavano circa 800 milioni di euro in meno).



La riunione tenutasi ieri sembra aver risolto la disputa, con lo stanziamento di circa 500 milioni di euro che irroreranno le casse comunali: nonostante questo tipo di accordo (che prevede anche la possibilità da parte dei Comuni di incrementare le aliquote per sostenere le detrazioni) restano in piedi tutta una serie di problemi applicativi legati alla Tasi, con la conseguenza che lo stesso calcolo Tasi nasconde ancora parecchie insidie.

Analizziamo dunque aliquote, imponibile, requisiti detrazioni ed esenzioni.

Calcolo Tasi prima e seconda casa: aliquote, imponibile, requisiti detrazioni ed esenzioni

Le aliquote Tasi prima e seconda casa sarebbero adesso fissate al 2,5 e al 10,6 per mille, ma in virtù dell’accordo siglato ieri tra Anci e governo è stato stabilito che i Comuni potranno incrementarle dello 0,8 per mille per sostenere le detrazioni. Come anticipato, molti nodi restano però in piedi a cominciare proprio dalle detrazioni stesse.



Il Comune può prendere in considerazione l’ipotesi di introdurre delle detrazioni, ma le riduzioni Imu non sono applicabili automaticamente anche alla Tasi. Nella disciplina di quest’ultima non è inoltre prevista una detrazione uguale per tutti, ed è l’amministrazione comunale a stabilirne le modalità; come già accennato, gli incrementi sulle aliquote potranno essere autorizzati dai Comuni proprio per sostenere le detrazioni, ma sui requisiti ancora non c’è nulla di chiaro. Molto probabilmente si terranno in contro reddito e numerosità della famiglia di riferimento, ma il tutto è inattuabile e inconciliabile con un sistema strutturato in modo tale che il Comune invii un modulo precompilato a casa (agganciare i dati su anagrafe, reddito e Isee risulta impossibile nel breve periodo). Stesso discorso per le esenzioni Imu, non direttamente applicabili alla Tasi, a meno che il Comune non le recepisca inserendole nell’apposito regolamento; per quanto riguarda gli oggetti imponibili, in linea generale sono assoggettati tutti gli immobili a qualsiasi uso destinati.



Il panorama per i contribuenti è delineato: chi fruirà delle esenzioni pagherà veramente poco sino ad essere in alcuni casi esentato, mentre chi non vi rientra potrebbe avere a che fare con importi maggiori rispetto al precedente regime. Se a questo si aggiunge che stando alle prime stime diffuse, la Tari peserà come un macigno portando, in alcune regioni e limitatamente alle imprese, incrementi medi del 300% si comprende bene come la configurazione dell'Iuc rischia di svantaggiare (e non poco) i contribuenti, che dal tramonto dell’Ici hanno già dovuto fare i conti con importi quasi triplicati.