Prosegue senza imminenti soluzioni all’orizzonte la bagarre legata alle aliquote Tasi 2014; da una parte i Comuni vorrebbero la fissazione di quote che consentano di assicurare il medesimo gettito garantito dall’Imu, dall’altro il Governo propone incrementi finalizzati alla sola possibilità di predisporre le dovute detrazioni per i contribuenti meno abbienti.



Nel mezzo sempre loro, cittadini ed imprese, che dal valzer di aliquote rischiano di essere pesantemente sferzati. Le stangate sono dietro l’angolo (la scadenza della prima rata è il 16 gennaio 2014) e senza adeguati correttivi il rischio è che i versamenti siano molto più onerosi di quelli effettuati un tempo per Ici prima ed Imu poi.

Ma andiamo con ordine ed esaminiamo la situazione di contribuenti ed aziende.

Calcolo Tasi 2014, stangata per privati ed aziende: aliquote e conteggi, ecco quanto si pagherà – I Contribuenti meno abbienti i più penalizzati

Ponendo che gli italiani si dividano in due grandi gruppi, i possessori di immobili ed abitazioni con valore non superiore a 70.000 euro e i grandi possidenti (proprietari dunque di villini e simili), saranno i primi in assenza di modifiche a risultare estremamente penalizzati.



Unica ancora di salvezza la possibilità di entrare a far parte del nucleo di salvaguardati cui spettano le detrazioni, in caso contrario gli importi saranno salatissimi. Ricordiamo che l’aliquota per le prime case al momento sembra verrà fissata al 3,5 per mille, quella sulle seconde dovrebbe invece ammontare all’11,6 per mille.



Gli appartenenti al secondo gruppo rischiano invece di uscirne enormemente avvantaggiati, dato che le aliquote Tasi sono molto più basse delle precedenti quote agganciate all’Imu.

Calcolo Tasi 2014, stangata per privati ed aziende: aliquote e conteggi, ecco quanto si pagherà – Importi altissimi per aziende e attività d’impresa

Stando all’ultima indagine effettuata dalla Cgia di Mestre, imprese ed aziende (con particolare riferimento ai possessori di capannoni adibiti ad attività d’impresa) pagheranno importi salatissimi. Il prelievo medio si attesterà tra i 600 e i 1.200 euro, con titolari di capannoni e proprietari di locali adibiti a negozi e uffici a risultare tra i più colpiti.



Queste categorie avevano già pagato a carissimo prezzo (mai espressione fu più azzeccata) il transito dall’Ici all’Imu, con importi più che raddoppiati. Il salto dall’Imu alla Tasi rischia di non essere meno traumatico, con la conseguenza che alcune aziende sarebbero addirittura a rischio default.



‘La ripresa è lenta ma costante’ ha sentenziato qualche settimana fa Mario Draghi, presidente BCE, ma continuando ad inasprire la pressione fiscale, almeno in Italia, la lentezza lascerà presto il posto all’inesistenza. Come pretendere che l’economia riparta se gli introiti diminuiscono e le tasse aumentano in modo così sproporzionato? Per non contare che i Comuni vorrebbero aliquote Tasi più alte per non vedere i propri bilanci a rischio fallimento.



Che dire, ognuno tira all’acqua al suo mulino. L’unico a non aver diritto di parola è come al solito il singolo contribuente.