L’eiaculazione precoce, come dice una buffa pubblicità cheutilizza due fiammiferi come metafora, colpirebbe il 30% degli italiani. Uno sutre terminerebbe il proprio rapporto sessuale troppo presto insomma, confastidiose ripercussioni psicologiche per se stessi ma anche per la vita dicoppia.

Una ricerca recente però ribalta questa percentuale cheoscilla tra il 25 e il 30 per cento, giacché abbassa la soglia minima entro laquale il rapporto sessuale deve compiersi affinché non si parli di questapatologia. Con questo studio, la percentuale di uomini che patiscono la eiaculazione precoce si abbasserebbe notevolmente, riducendo la casistica a dati quasi irrisori, rispetto al campanello d'allarme con cui si tratta il problema.

A stabilirlo i medici del Centro australiano di Salutesessuale, la cui ricerca è stata pubblicata sul Journal of Sexual Medicine. Lasoglia minima da loro individuata è pari a 3 minuti. Ciò comporta unabbassamento drastico della percentuale di uomini che patirebbe la eiaculazioneprecoce. In pratica solo il 2-3% della popolazione. Questi uomini durano disolito un minuto o meno in modo patologico; mentre il 4-6% di uomini durerebbea volte meno di 3 minuti, ma in modo occasionale.

Chris McMahon, tra gli autori dello studio, fissa trecondizioni affinché si parli di eiaculazione precoce: "Oltre alla durata,è necessario che gli uomini non riescano a controllare o ritardarel'eiaculazione durante il sesso, e che questi problemi di performance causinoconseguenze psicologiche negative di frustrazione, fino al punto di evitare ilrapporto”.

Alla luce di ciò, non rientrano nella casistica i casi di "eiaculazioneprecoce variabile" – ossia in presenza intermittente del problema - e di"eiaculazione precoce soggettiva", ovvero quando si ha solo lapercezione che la conclusione sia stata prematura.

Si attendono altri studi al riguardo. In effetti ilpassaggio dal 25-30% dei casi al 2-6% forse è un po’ troppo eccessivo…