Il ministero della Sanità dà l'allerta per il virus Ebola con la messa in atto di misure di vigilanza e sorveglianza nei punti logistici di entrata internazionali in Italia. La circolare emanata il 4 aprile è stata diramata all'Enac, alla Farnesina, alle Regioni, alla Croce Rossa Italiana ed anche al Ministero della Difesa.

Sono stati attivati controlli agli ingressi nel territorio nazionale e un monitoraggio da parte del Ministero degli Esteri che riguarda gli italiani presenti nelle zone dove ci sono focolai dell'epidemia.

Uno dei problemi di questo virus è il periodo di incubazione, cioè il momento dal contagio all'insorgenza dei primi sintomi, che va dai 2 a i 21 giorni nei casi di contagio a contatto con sangue e secrezioni e sino ai 49 giorni per la trasmissione contagio dallo sperma. La morte fulminante arriva sempre in questo arco di tempo.

Altro problema potrebbe riguardare le nostre coste, i tanti immigrati che fanno rotta su Lampedusa, l'isola potrebbe essere incapace di far fronte ad una tale epidemia che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha detto chiaramente che sarà la più grave degli ultimi anni.

Nelle ultime giornate ci sono stati nuovi sbarchi di portata sempre maggiore e molti sono pronti a partire da numerose zone africane, anche se il centro di accoglienza è chiuso per ristrutturazione e i migranti giunti sulla costa vengono bloccati ed aspettano sulla terraferma o rimangono sulla banchina del porto di Lampedusa.

Dei migranti giunti la provenienza non desta preoccupazione perché sarebbero tutti libici, una zona per ora esclusa dal contagio. Pietro Bartolo, il coordinatore sanitario dell'isola, ha dichiarato però che i controlli devono riguardare tutti i migranti, perché tra le varie zone potrebbero esserci spostamenti, perché non è possibile procedere all'identificazione sicura dei migranti che arrivano, quindi nessuna certezza su chi arriva e da dove a Lampedusa.

L'infezione è partita dalla Guinea, con più di un centinaio di casi, Ebola ha colpito poi la Sierra Leone, il Mali e la Liberia, l'Organizzazione mondiale della Sanità, ha classificato l'epidemia del 2014 per pericolosità "serious public health impact", con basso rischio ma di "diffusione internazionale".

In Italia l'allerta è stata proclamata in seguito alla decisione di altri Paesi europei, come la Francia che ha messo in allarme EVD gli ospedali e i medici, con la realizzazione di misure precauzionali per evitare la trasmissione o un pronto intervento per la cura che non esiste a tutt'oggi.

Il ministero della Salute ha precisato "non c'è nessun rischio per Ebola", ma sono "rafforzate le misure di sorveglianza", l'Oms non ha disposto "restrizioni di viaggi, il rischio di infezione per i turisti nelle zone colpite, è molto basso se si seguono alcune precauzioni". Alcuni Paesi confinanti con la Guinea hanno bloccato gli accessi.

È un virus aggressivo, causante una serie vasta di sintomi: febbri emorragiche, dolore muscolare e articolare e vari problemi al sistema nervoso centrale.

La trasmissione del virus è rapida avviene con il muco, il sangue, le lacrime, la saliva, o con aghi o coltelli usati dal malato, non si trasmette con l'aria, ma nelle scimmie può avvenire tramite goccioline contenenti il virus, probabilmente anche con i rapporti sessuali, e nei posti più remoti anche i contatti frequenti tra ammalati e parenti.

Non esiste una cura o un vaccino, ci sono stati tentativi di metodi per guarire con la trasfusione di individui colpiti ma sopravvissuti, la tecnologia antisenso, di cui non si ha riscontro, se i malati vengono immediatamente idratati, nutriti e curati con appositi farmaci antipiretici ci sono probabilità di sopravvivere.

I virus trasmessi per fluidi corporei o per contatto diretto necessitano che l'ospite si muove e cammina e si incontri con altri "contagiabili", è stato dimostrato che aumentare la difficoltà di trasmissione diminuisce la violenza di un virus.