Nonostante il fatto che in Italia la ricerca continui a subire tagli e i ricercatori siano mortificati lavorando nel continuo precariato e sotto-salariato, non mancano scoperte sensazionali per opera della Medicina nostrana. Sebbene poi spesso si finisca per finire in secondo piano, scalzati da chi fa la voce grossa. Del resto è già successo in passato, anche a un grande come Enrico Fermi.

E così è successo anche per la scoperta dell'Aspirina come panacea contro il tumore al colon, molto diffuso nel nostro Paese.

La Case Western Reserve University di Cleveland afferma che per poter ridurre il rischio di incorrere in quella forma tumorale, l'Aspirina giochi un ruolo molto importante, riducendo tale rischio addirittura del 50%.

Come? Incidendo verso un particolare gene nell'intestino, chiamato RNA 15-idrossiprostaglandina deidrogenasi (15-PGDH), con il quale questa pratica formerebbe uno straordinario fattore difensivo.

E dove sta il rammarico per noi italiani? Nel fatto che in tempi non sospetti, uno studio condotto dalla Simg (Società Italiana di Medicina Generale) sull'assunzione quotidiana di aspirina dica quasi la stessa cosa. Esso è datato 27 novembre 2013 e da esso si evince che i pazienti trattati con aspirina per prevenire eventi cardiovascolari, siano poi risultati con un tasso di mortalità per tumore ridotto del 34% dopo 5 anni e del 20% dopo 20 anni. Dati statistici meno lusinghieri certo, ma forse anche per questo più attendibili.

Di qui la conclusione della Simg secondo cui l'idea che l'uso dell'aspirina anche per chi non ha mai avuto eventi cardiovascolari, debba essere considerato al fine di ottenere potenziali benefici per altre patologie. Diamo a Cesare quel che è di Cesare.