In una lettera inviata al Corriere della sera, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fa un bilancio di questo primo anno del suo secondo mandato. Un fatto storico e del tutto inusuale per la nostra Repubblica, tanto che al titolare al Colle è stato dato il nomignolo di Re Giorgio. Non ha disdegnato di ricordare i momenti di difficoltà, ma anche il fatto di non essersi mai pentito di quella scelta; quasi obbligata, visto che il Parlamento continuava ad avvitarsi su 2-3 nomi che non hanno ottenuto il consenso numerico utile. Ma ha anche lasciato intendere che entro quest'anno potrebbe lasciare la poltrona, come del resto lasciano intendere quei 18 mesi pronunciati quando Napolitano diede l'incarico di formulare un Governo ad Enrico Letta; poi impallinato da Matteo Renzi.

Questo in particolare il passaggio interessante in tal senso: «Confido che si stiano per realizzarsi le condizioni che mi consentano di prevedere un distacco comprensibile e costruttivo dalle responsabilità che assunsi un anno fa». Nessuna data dunque, ma si parla di settembre o comunque fine anno.

Del resto non è facile fare previsioni, né imporre scadenze. La maggioranza che sostiene il Governo Renzi si è assottigliata con l'uscita di Forza Italia, al punto che di recente al Senato è stato fondamentale il voto favorevole di Sel. Poi ci sono le elezioni europee a maggio, tanto care a Napolitano. Meglio dunque non aggiungere pepe a una campagna elettorale già infuocata, tra europeisti ed euroscettici.

Naturalmente, è subito scattato il toto-successori. Ci sono nomi che, rispetto a un anno fa, ormai sono archiviati definitivamente, come quello di Prodi (che rinuncerà da sé alla corsa), D'Alema e Amato invisi dai renziani (maggioranza nel Pd); difficile quello di Piero Fassino, mentre sta prendendo quota il nome di Walter Veltroni, renziano dichiarato e non del tutto sgradito al centro-destra (sui suoi rapporti storicamente morbidi con Berlusconi ci sarebbe da aprire un capitolo).

Si fa anche il nome di Mario Draghi, il quale però difficilmente rinuncerà alla carica di Presidente della Bce per buttarsi nella jungla italica. Comunque, la salita al Colle è cominciata.