Oggi è il giorno in cui il Dl sul lavoro di Matteo Renzi, la prima parte del Jobs Act, che riguarda le semplificazioni dei contratti a termine, approda alla Camera. E mentre si avvicina la discussione in Aula, diventa anche sempre più probabile l'ipotesi fiducia da parte del Governo; la quarta in poche settimane. Intenzione del Governo è infatti quello di blindare il testo uscito dalla Commissione e già modificato ad esempio per quanto riguarda le proroghe dei contratti a termine, passate da otto a cinque in tre anni, però, anzichè in dodici mesi.

I disaccordi nella maggioranza

Secondo quanto rivela il Fatto Quotidiano nella sua versione on-line, la fiducia alla Camera pare rendersi necessaria nelle intenzioni del Governo, non solo per spegnere sul nascere ogni possibile opposizione che l'attuale esecutivo ha più volte dimostrato di gradire scarsamente, ma anche per difendersi dalle fronde interne della composita maggioranza. In particolare sono i deputati di Ncd e di Scelta Civica che affermano che al momento non esiste un vero accordo sul Dl lavoro e che hanno espresso la precisa volontà di ripristinare il testo originario, senza modifiche della Commissione, per votare quella versione. Oltre agli alleati di Governo, per il premier inoltre, i problemi potrebbero arrivare dall'inquieta minoranza del suo stesso partito, il PD, artefice di gran parte delle correzioni arrivate in Commissione.

Non si fa attendere la replica del Governo attraverso il titolare del dicastero sul lavoro, Giuliano Paoletti, che difende il decreto affermando che i ritocchi non stravolgono affatto il testo, ma anzi "rispettano i contenuti fondamentali" del decreto.

Il ministro ha poi esortato l'Aula a dare il via libera definitivo in fretta per dare risposta all'emergenza lavoro che riguarda il Paese, tanto più urgente dopo i dati diffusi ieri dall'Istat sulle famiglie senza reddito. Inoltre il Dl è destinato a scadere il 19 maggio, data che, visti i tempi parlamentari, appare alle porte.