Il Tribunale di Bergamo ha rinviato a giudizio Umberto Bossi.

Il presidente della Lega Nord dovrà rispondere di vilipendio nei confronti del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con l'aggravante della discriminazione etnica.

L'offesa al Presidente

I fatti contestati si riferiscono alle frasi pronunciate dal palco della Festa Invernale della Lega Nord, svoltasi il 29 dicembre del 2011 ad Albino, nei pressi di Bergamo. In quella occasione, Bossi, che era ancora segretario del partito, apostrofò l'allora presidente del Consiglio Mario Monti ed i suoi ministri con l'epiteto di "coglionazzi", invitandoli con veemenza ad andare "affanculo".

Nel corso del comizio, si premurò inoltre di "mandare un saluto" al presidente Napolitano, accompagnato dalla frase "Napolitano, nomen omen, non sapevo che fosse un terrone" e dal gesto delle corna.

Il procedimento nei confronti di Bossi ha avuto inizio a seguito dell'esposto, presentato in 10 diverse procure da cittadini, che lo denunciavano per aver "proferito frasi e rivolto gesti di una gravità inaudita alI'indirizzo delle più alte cariche dello Stato nonché dell'intera comunità nazionale."

L'avvocato del 'senatur', Luigi Pisoni, aveva tentato di bloccare il procedimento appellandosi all'articolo 68 della Costituzione, che prevede la non punibilità di un deputato per le frasi pronunciate nell'esercizio della sua attività politica di parlamentare.

Sulla base di questa affermazione, aveva quindi chiesto che gli atti fossero inviati alla Camera dei Deputati, legittimata a decidere in tal senso.

L'istanza della difesa era stata effettivamente accolta, e il giudice dell'udienza preliminare aveva sospeso l'iter in attesa di un pronunciamento del Parlamento che, però, non è mai arrivato.

Il Tribunale ha, di conseguenza, deciso di accogliere la richiesta del procuratore aggiunto Massimo Meroni.

Nel processo, che inizierà il 3 febbraio 2015, l'ex segretario leghista si troverà quindi a rispondere di vilipendio alle istituzioni con l'aggravante, per quanto riguarda le frasi rivolte a Napolitano, della discriminante etnica.