Il governo Renzi si appresta alla riforma delle Province: gli enti locali tanto contestati verranno ridisegnati nelle loro funzioni ed organi, con meno poteri rispetto a quelli attuali e, si spera, portando ad un risparmio per le casse dello Stato. Dunque niente abolizione delle Province ma quelle che già sono state ribattezzate Province 2.0 e anche le nuove Città metropolitane.

Il ddl Delrio verrà oggi approvato dal Senato e tornerà poi alla Camera per il sì definitivo: quanto si potrà risparmiare con la riforma delle Province? Ovviamente non mancano i soliti balletti di cifre: se dall'esecutivo si parla di un miliardo di euro, l'Upi -Unione Province Italiane- dice solo cento milioni.

Addirittura dalla Commissione Bilancio del Senato giungono voci di aumenti di costi.

Di certo si sa che le Province italiane sono 107 e tali rimarranno e dal 2015 ci saranno anche dieci Città Metropolitane. Ma vediamo più nel dettaglio come saranno le nuove Province 2.0 volute dal governo Renzi.

Eliminate le elezioni provinciali

La riforma delle Province di Delrio le rende enti locali di secondo livello completamente diversi dalla forma attuale: il Presidente della Provincia non sarà più eletto ma sarà il sindaco del capoluogo, l'Assemblea Provinciale non sarà più eletta ma composta dagli altri sindaci dei vari Comuni. Anche il Consiglio Provinciale sarà composto da sindaci e consiglieri comunali del territorio e gli attuali consiglieri provinciali eletti potranno essere tra quelli scelti per il "primo giro" dopo la riforma.

Come detto la riforma Delrio delle Province scatterà dal 1 gennaio 2015, con proroga dei consigli provinciali in scadenza questa primavera e dei 20 commissari ora in carica.

Le nuove funzioni delle Province 2.0

Cambiano le competenze delle Province con la riforma Delrio, e non poco: se su trasporti, ambiente e mobilità avranno la semplice pianificazione, manterranno i poteri sull'edilizia scolastica.

Il resto diverrà competenza dei Comuni o delle Regioni, ma le Province 2.0 si occuperanno in più di pari opportunità.

I dipendenti delle Province impiegati per tali aree di lavoro passeranno anch'essi sotto i Comuni o le Regioni, "seguendo" la competenza trasferita.

Le funzioni delle Città metropolitane

Contemporaneamente alle Province 2.0 nasceranno dieci Città metropolitane ma non sopprimeranno i Comuni e le loro funzioni: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Roma (con poteri diversi), Napoli e Reggio Calabria (che partirà però nel 2016).

Anche in questo caso non ci saranno elezioni dirette ma cooptazione dei membri degli organi dell'ente da quelli comunali dell'area metropolitana.

Le funzioni delle Città metropolitane saranno però maggiori e più importanti di quelle delle nuove Province in quanto si occuperanno della pianificazione territoriale generale, delle strutture di comunicazione, delle reti di servizi e delle infrastrutture, dell'organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano, della viabilità e mobilità e dello sviluppo economico.

I risparmi per lo Stato con le nuove Province e le Città metropolitane

Il nodo centrale è ovviamente il risparmio che ad ora di certo è solo per i 3000 consiglieri provinciali, che oltre ad essere scelti tra quelli dei Comuni non saranno retribuiti.

Sommando questo elemento all'eliminazione delle elezioni per le Province, si calcola un risparmio di circa 400 milioni di euro (cento per i consiglieri, trecento per le elezioni).

Il governo Renzi ha parlato di un miliardo di euro di risparmio, invece la Commissione Bilancio in Senato non esclude che invece ci sia una duplicazione dei costi (e delle funzioni), anche per via del trasferimento del personale delle Province agli altri enti locali.

L'esecutivo ha risposto con un maxi-emendamento sul rispetto dei vincoli di finanza pubblica: sarà abbastanza?