Ieri le forze laiche di Israele hanno approvato alla Knesset (il parlamento israeliano) una legge che introduce la leva obbligatoria anche per i giovani haredim, i cosiddetti "timorati", comunemente chiamati dai media italiani "ebrei ultraortodossi". Il risultato è di portata storica: dalla sua fondazione nel 1948 lo Stato ebraico li aveva sempre esclusi dal servizio militare.

Difficilmente potremo vedere un governo italiano capace di scardinare i privilegi dei nostri "religiosi", come i finanziamenti alle scuole confessionali o le agevolazioni fiscali. Eppure ciò dovrebbe anche fare la nostra classe politica, in nome della laicità e dell'uguaglianza, principi di rango costituzionale dell'ordinamento italiano, nonché riconosciuti a livello delle istituzioni europee.

I voti a favore sono stati 67 (su un totale di 120 membri della Knesset) ed un solo voto contrario. Gli haredim si sono scagliati con energia contro questa riforma, fin dal momento in cui la questione è stata sollevata. I toni sono stati fortissimi. Questa componente della società israeliana ha visto nell'estensione della leva il manifestarsi di un'atteggiamento persecutorio della propria religione. Si sono sentiti traditi dal premier Benyamin Netanyahu (Likud) al punto che diversi rabbini hanno dichiarato che alle prossime elezioni potrebbero coalizzarsi con i laburisti, i quali ieri hanno preferito uscire dall'aula nel momento del voto.

Ciò potrebbe ribaltare le sorti politiche del Paese, che potrebbe così in prospettiva avere una strana maggioranza composta da laburisti e "religiosi". In questa battaglia, infatti, i laburisti, che culturalmente dovrebbero essere quelli che più si battono per la laicità delle istituzioni e per l'uguaglianza di tutti i cittadini, hanno preferito (opportunisticamente?) apparire ammiccanti verso gli haredim.

Se questa è la sinistra in Israele vediamo un po' come la sinistra italiana vede Israele. La svolta in questione, così come le decisioni della Corte Suprema israeliana ed il dibattito che hanno condotto a tale riforma di legge sono state quasi totalmente ignorate dall'opinione pubblica (non solo di sinistra) italiana, pur se spesso dello Stato ebraico qui da noi si parli, anche a sproposito. L'atteggiamento di buona (o forse sarebbe meglio usare l'aggettivo opposto a "buona") parte della sinistra italiana ha scelto da troppo tempo di essere filopalestinese, antisionista, a prescindere da qualsiasi cosa accada.

L'introduzione della leva obbligatoria anche per i "religiosi" è l'ennesima dimostrazione dello status di Israele come unico Stato laico, liberale e democratico di tutto il Medio Oriente. Collocato in una regione in cui tutto ciò che lo circonda è policamente ostile o comunque profondamente estraneo e con il quale di conseguenza è al massimo possibile una tregua. Israele è oasi di libertà e di rispetto delle opinioni personali, come ben sanno gli omosessuali dell'area geografica in questione. Se cerchiamo nella storia del secolo scorso dove si è potuto realizzare un socialismo rispettoso della sfera individuale non possiamo che imbatterci nei kibbutz dello Stato ebraico.