La Camera ha votato a favore della nuova legge elettorale, 'L'Italicum', approvando gran parte della norma nata dal "patto" tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. I deputati si sono espressi a favore delle soglie di sbarramento, del premio di maggioranza e dell'algoritmo che consentirà di trasformare le percentuali di voto in numeri di seggi. Respinto, invece, l'emendamento che puntava a introdurre le preferenze. La votazione è avvenuta a scrutinio segreto, con 315 sì, rispetto a 237 no. Mancherebbero all'appello 51 voti di deputati facenti parte dell'attuale maggioranza.

Nello specifico, con la nuova legge elettorale, il partito che otterrà il 37% dei voti potrà accedere al premio di maggioranza. Inoltre è previsto ballottaggio nel caso in cui i due partiti - o coalizioni - maggiormente votati, non riuscissero a raggiungere una percentuale del 37%. Non è stato approvato, invece, l'emendamento che prevedeva le preferenze di voto. La maggioranza, che non appoggiava quest'emendamento, è riuscita a spuntarla per appena 35 voti. Infatti, i voti favorevoli alle preferenze sono stati 264, contro i 299 contrari. Anche in quest'occasione è emersa qualche crepa all'interno del Pd, con Francesco Boccia che ha dato voto favorevole all'emendamento presentato da La Russa e anche a quello di Gitti (Pi) sulla doppia preferenza di genere.

Quest'ultimo emendamento ha acceso molte discussioni all'interno del Partito Democratico. Infatti, dopo il fallimento della battaglia per le quote rosa, molte deputate del Pd si sono schierate a favore della norma sulla doppia preferenza. Un altra proposta respinta, è stata quella che proponeva l'obbligatorietà delle primarie per scegliere i candidati di ogni partito: in esso c'era l'inserimento del principio della parità di genere per l'organizzazione delle primarie. L'emendamento era stato avanzato da circa 40 deputati del Pd, tra i quali figurava Marco Meloni, figura molto vicina a Letta e molti esponenti dell'area minoritaria del Partito democratico.

Alla fine dei conti, dunque, il testo dell' 'Italicum' approvato dalla Camera, è lo zoccolo duro voluto da Renzi e sostenuto soprattutto da Silvio Berlusconi.