Cosa farà la classe politica italiana relativamente alla grave condizione delle carceri italiane non è ancora dato sapere. Il provvedimento svuotacarceri, infatti, non può che essere considerato un pannicello caldo: amnistia e indulto uniche soluzioni ormai?

Con l'attuale governo, ma anche purtroppo da prima, l'agenda politica sembra abbia altre priorità. A pagarne le conseguenze, però, saremo tutti noi, in quanto cittadini della Repubblica Italiana, se la situazione di continua tortura delle nostre carceri non cambierà radicalmente entro il maggio del 2014 e non sembra purtroppo che ci siano le premesse affinché tale mutamento avvenga. Pagheremo quasi sicuramente una multa per violazione dei diritti umani dei più di 66.000 ristretti nelle carceri italiane. Secondo la sentenza Torreggiani dell'8 gennaio 2013 della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, lo spazio minimo da garantire ad ogni detenuto deve essere di quattro metri quadrati, pulito e sufficientemente illuminato. La Corte ha condannato l'Italia a pagare 100.000 euro di risarcimento a sette detenuti, che avevano fatto ricorso.

In base ai dati del Ministero della Giustizia, se lo Stato dovesse risarcire tutti i detenuti la cifra sarebbe di quasi un miliardo di euro. Interessa all'attuale maggioranza parlamentare rientrare nella legalità ed evitare di incappare nella multa dell'UE o, come dicono molti esponenti di partito, "sono altre le urgenze"?

Due settimane fa Rita Bernardini, segretaria nazionale di Radicali Italiani, ha affermato che "È semplicemente inaccettabile - e perciò non lo accetteremo - che le questioni poste dal Presidente della Repubblica con il suo messaggio alle camere dell'8 ottobre scorso siano state date finora come "non ricevute" e di fatto inascoltate, se la risposta del Parlamento si limita, come è accaduto, a qualche "salva carcere" il cui esito sarà quello di qualche migliaio di detenuti in meno". La leader radicale ha altresì affermato che "il solenne Messaggio del Presidente della Repubblica non solo non è stato discusso, ma lo si è di fatto sbeffeggiato con l'approvazione di provvedimenti che nulla hanno a che vedere con l'obbligo di uscire immediatamente dalla flagranza criminale in cui si trova il nostro Stato".

Rita Bernardini ha ricordato inoltre che l'Italia è stata condannata più volte e la sentenza Torreggiani è così l'ennesima condanna, alla quale adesso potrebbero seguirne altre ed "il 28 maggio 2014 costituisce un limite temporale che, per le reiterate condanne non adempiute da parte del nostro Paese, implicherebbe logicamente, necessariamente, il ricorso alle estreme possibilità e capacità di autodifesa della Unione Europea quali la sospensione o addirittura l'espulsione dall'Unione stessa". L'esponente radicale ha anche ricordato che nel messaggio del Presidente Napolitano alle Camere viene evidenziato che molte delle condanne che l'Italia ha subito sono relative alla "irragionevole durata dei processi", sia penali che civili. Appare ovvio che in uno Paese in cui per ottenere una sentenza i tempi sono biblici l'economia ne risenta pesantemente ed una seria riforma che sistemi con forza tale stato di cose non può non essere una priorità politica, specialmente in tempi di crisi.