Il candidato presidente della Commissione Europea nonché attuale presidente del gruppo parlamentare europeo dell'ALDE (Alleanza dei Liberali e Democratici Europei), il belga Guy Verhofstadt, intendeva riunire anche qui in Italia i liberali in un'unica lista per le elezioni del Parlamento Europeo del prossimo 25 maggio. Dopo una serie di incontri con gli esponenti della variegata ed atomizzata presenza liberale italiana si è giunti ad un accordo tra l'ALDE e due partiti italiani decisamente poco omogenei tra loro nella loro visione della politica così come nei metodi: il Centro Democratico dell'ex democristiano Bruno Tabacci, ed il liberista Fare per Fermare il Declino, alla cui testa vi è adesso Michele Boldrin, che ha sostituito Oscar Giannino, dopo la magra figura sui suoi titoli accademici inesistenti (che poi ha deciso di sostenere il progetto denominato ALI).

Negli incontri iniziali si era fatto anche il nome della leader radicale Emma Bonino, che avrebbe dovuto essere una sorta di capolista nazionale della lista dell'ALDE in Italia, ma Boldrin aveva messo il veto, giustificandolo con il fatto che l'esponente radicale era ministra del governo Letta, governo non degno di fiducia né meritevole di alcun sostegno. Risulta agli atti che il Centro Democratico di Tabacci abbia votato la fiducia sia al governo Letta che al governo Renzi e quindi sarebbe interessante sapere perché i due pesi e le due misure, non essendo neppure palese che tra Tabacci e Boldrin ci siano maggiori affinità ideali.

Il resto dei liberali italiani è stato escluso dalla lista della ALDE, che ha intanto presentato il suo simbolo, contenente i loghi di Fare per Fermare il Declino e del Centro Democratico. Restano quindi fuori il PLI di Stefano De Luca, ALI (di Silvia Enrico, Oscar Giannino ed Alessandro De Nicola) e Scelta Civica. Ci saranno probabilmente ricorsi da parte di quest'ultimo partito per la dizione "Scelta Europea", utilizzata dalla lista dell'ALDE.

I Radicali hanno dichiarato che essendo le elezioni non democratiche potrebbero addirittura non partecipare alle stesse. Il resto degli esclusi dell'area liberale potrebbe giungere (altra litigiosità permettendo) a presentare una lista riformatrice aperta alle variegate organizzazioni che si riconoscono nelle idee liberali, liberiste, riformatrici e federaliste.