Ieri il Senato dopo il difficile raggiungimento della maggioranza, con 160 voti favorevoli ha approvato il ddl Province, e in attesa dell'approvazione definitiva alla Camera, il disegno legge del ministro Delrio non prevede l'abolizione delle Province che avrebbero portato a un risparmio di 1 miliardo di euro all'anno, almeno secondo i bilanci del terzo governo tecnico esecutivo Renzi, ma piuttosto una Riforma delle Province, una riduzione dei poteri e delle funzioni dei sindaci e dei consiglieri, e l'Istituzione di 10 Città metropolitane.

La riforma porterà ad un vero cambiamento strutturale delle Province ed entrerà in vigore entro il 1 gennaio 2015.

Gli enti saranno costituiti da tre organi, il Presidente, che sarà il sindaco del Comune, l'Assemblea dei sindaci, e il Consiglio provinciale, formato da 10 a 16 membri scelti dal sindaco e dai consiglieri, in base al numero degli abitanti dei Comuni, oppure tra i membri uscenti degli enti in scadenza quest'anno.

Il ddl prevede inoltre sempre il 1 gennaio 2015 l'istituzione di 10 Città metropolitane, che sostituiranno le Province più grandi, gli enti provinciali e le città metropolitane avranno poteri e svolgeranno ruoli diversi nelle funzioni pubbliche. Infatti alle Province rimarrà la gestione dell'edilizia scolastica e delle pari opportunità, mentre avranno esclusivamente facoltà di pianificazione sulla mobilità, ambiente e servizi pubblici, e secondo alcuni esponenti della commissione bilancio del Senato, il ddl Delrio potrebbe far aumentare i costi in maniera esponenziale.

Le Città metropolitane dovranno occuparsi della mobilità, dell'ambiente, delle strutture di comunicazione e dei servizi pubblici con compiti e responsabilità più significative. Le 10 città saranno Roma, con poteri speciali, Milano, Torino, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria dal 2016, e saranno formate da tre organi, il Presidente metropolitano, il sindaco del comune, il quale non avrà bisogno di essere eletto e dal Consiglio metropolitano formato da 14 a 24 membri, scelti non dai cittadini ma tra i sindaci e i consiglieri comunali, o tra i membri uscenti dagli enti, e la Conferenza metropolitana.