Con 160 sì e 133 no il ddl sull'abolizione delle Province ottiene la fiducia al Senato e passa alla Camera per il via libera definitivo. Il provvedimento entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2015.

L'esultanza del premier sul risultato ottenuto è fondamentale per dare finalmente al Paese un segnale forte di cambiamento e rappresenta la premessa per tornare a dare speranza e fiducia ai cittadini che ritroveranno in busta paga gli 80 euro così risparmiati.

L'approvazione del ddl determinerà infatti 3000 posti in meno per i politici che saranno costretti a mettersi alla ricerca di un lavoro.

Il tutto come preludio ad ulteriori e più radicali cambiamenti che interesseranno la politica, dalla riforma della Pubblica Amministrazione al superamento del Senato alla riforma della legge elettorale.

La riforma prevede di fatto la trasformazione delle attuali Province in 10 Città metropolitane ed in enti di secondo livello senza consiglieri eletti e sotto la guida del sindaco del comune capoluogo e di un consiglio formato da 10 a 16 sindaci scelti nell'ambito del comprensorio che non percepiranno alcuna indennità aggiuntiva ma avranno poteri di pianificazione fatta eccezione per l'edilizia scolastica e le pari opportunità. Le nuove Province saranno operative a partire dal 1° gennaio 2015.

Nel frattempo, verranno prorogati fino a fine 2014 tutti gli attuali organi provinciali.

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I reboanti entusiasmi del governo, tuttavia, non convincono l'opposizione ed alcune importanti istituzioni secondo le quali le Province non saranno affatto abolite ma solo riorganizzate e sotto un diverso nome.

Con meno competenze e funzioni e con maggiore confusione sui passaggi di consegne: si andrà avanti con proroghe e proroghe. La stessa commissione Bilancio al Senato ha espresso un parere non ostativo molto articolato nel quale segnala che "varie disposizioni del provvedimento tendono inevitabilmente ad ampliare i margini di discrezionalità del governo nella predisposizione dei decreti attuativi".

Forte, altresì, il rischio che con questo ddl aumentino i costi per lo Stato per effetto di duplicazione di costi e funzioni.

Ma allora, siamo di fronte ad un cambiamento epocale della politica oppure all'ennesimo tentativo trasformista di questi politicanti?