Da 5 a 4 anni di liceo. Il tema, spinoso, sta tornando alla ribalta in queste ore. Stefania Giannini, neo ministro dell'Istruzione targato Renzi, ha dichiarato, intervenendo alla trasmissione "Prima di tutto", di aver bisogno di tempo per un "approfondimento doveroso" sul tema.

Cerchiamo di capire chi trarrebbe vantaggio da questa innovazione. Sicuramente d'accordo sarebbero gli studenti, con un anno in meno di studio alle spalle e un contatto più precoce con il mondo universitario o lavorativo. Lo Stato, in secondo luogo, che potrebbe - stando alle stime - risparmiare ben tre miliardi di euro.

Il mondo accademico, in terzo luogo, e gli stessi imprenditori. Alberto De Toni, rettore dell'Università di Udine e responsabile istruzione e alta formazione della Conferenza dei rettori ha spiegato qualche mese fa al Corriere della Sera che sarebbe ancora più opportuno optare per un percorso a due cicli, 7+5, che diminuirebbe la dispersione scolastica. Ad ogni modo, il modello a 12 anni scolastici invece di 13 è già stato adottato da larga parte dei paesi europei (tra cui Inghilterra, Germania e Francia), dagli Stati Uniti e dalla Cina. Se dunque si accontenterebbe tutti, perché non si procede? Sono i sindacati a essere fermamente contrari e ad aver chiesto maggiori investimenti nella Scuola prima di attuare un tale piano.

Il loro timore è che una legge in questa direzione porterebbe ad un taglio degli insegnanti. Al momento, dunque, non resta che sperimentare, come quei pochi licei italiani (tanto pubblici quanto privati) che hanno optato per un percorso di quattro anni.

Il ministro Giannini, nel corso della trasmissione, ha poi riflettuto sul ruolo dei professori nella scuola e nella società, sottolineando la necessità di un contratto di lavoro maggiormente retribuito e legato alla reale professionalità: "Sarebbe un bel passo equiparare gli stipendi degli insegnanti italiani agli stipendi medi europei".

Le intenzioni del ministro dell'Istruzione si orientano verso la revisione di contratti di lavoro mortificanti e verso l'introduzione di meccanismi premiali che valorizzino gli insegnanti competenti e aggiornati, secondo modalità ancora da individuare (e in cui gli studenti stessi potrebbero avere un ruolo significativo).

Quanto guadagnano gli insegnanti italiani?

Analizzando lo stipendio medio lordo mensile, si parte da 1774 euro per i primi otto anni di insegnamento in scuole dell'infanzia e primarie, sino a un massimo di 2615 dopo 35 anni di lavoro, dovuti agli scatti di anzianità. Poco superiori i numeri per gli insegnanti negli altri gradi scolastici. Ma a incrementare la distanza rispetto alla media europea è l'aumento progressivo dello stipendio, che in Italia procede in misura minore.

Un'altra questione toccata, e non poteva essere altrimenti, la storia dell'arte. "Non va eliminata, sono d'accordo. Le mie idee sono chiare, vedremo in che modo". Ricordiamo che il decreto Gelmini non ha tolto definitivamente la storia dell'arte dai programmi di licei e di istituti superiori, ma ha notevolmente ridimensionato la sua presenza.

Ci auguriamo che il lavoro della Giannini vada in direzione opposta, sullo sfondo del paese a più alta concentrazione di opere d'arte e di resti storici al mondo.

Al momento sono comunque tutti progetti e idee sulla carta. Condivisibili, sicuramente, ma progetti. Attendiamo che tali propositi si concretizzino, perché l'Italia ne ha bisogno.