La staffetta PD tra Enrico Letta e Matteo Renzi sta concentrando, ovviamente, l'attenzione dell'opinione pubblica, soprattutto per ciò che riguarda la composizione del nuovo Governo: è ovvio che tutta questa attenzione mediatica fa passare in secondo piano alcune 'conseguenze dirette' di questo cambio al vertice, la più importante delle quali è, a nostro giudizio, il taglio del finanziamento pubblico ai partiti.


Tutto questo caos intorno all'esecutivo, ha fatto 'dimenticare' (per così dire) la scadenza di questo importante decreto, fissata per il prossimo 26 febbraio: il calendario e il nuovo Governo Renzi rischiano di far archiviare, ancora una volta, la tanto attesa riforma che, in fin dei conti, nessun partito ha interesse a far approvare.


E sarà proprio l'ostruzionismo ad oltranza che, alla fine, trasformerà il tanto agognato taglio al finanziamento dei partiti in una bolla di sapone: di chi è la colpa? Se da una parte l'opposizione (Movimento Cinque Stelle e Forza Italia) ci ha messo del suo, si può anche affermare che anche la maggioranza non si sia strappata i capelli per far si che venisse approvata la riforma. Se si considera che il taglio ai partiti rappresentava uno dei punti principali del programma del Governo Letta, si può ben capire come gli italiani siano insoddisfatti di come siano andate le cose.


Il problema è che il 26 febbraio è una data vicina e le forze politiche sembrano così "distratte" da altri affari che, temiamo, ancora una volta, la riforma del finanziamento dei partiti finirà in fondo ad un cassetto: con buona pace di chi ci aveva creduto e sperato...