Dopo avervi già delineato un quadro sul nuovo Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, continuiamo il nostro percorso analizzando il retroterra politico del neo Guardasigilli Andrea Orlando. Nato a La Spezia l’8 febbraio 1969, Orlando è il nuovo Ministro della Giustizia del Governo Renzi; a lui toccherà uno dei compiti più delicati, con la difficile situazione delle carceri ad esporre l’Italia al serio rischio di vedersi applicare pesanti sanzioni dall’Europa.



Eletto nel Consiglio comunale di La Spezia con il PCI nel 1990, Orlando ha piano piano fatto carriera divenendo Assessore alla pianificazione territoriale ed impegnandosi fattivamente nell’approvazione del primo Piano urbanistico comunale di tutta la Liguria.





Nel 2003 è stato eletto vice responsabile nazionale dei Democratici di Sinistra, mentre qualche anno dopo, nel 2007, è stato tra i cofondatori del Pd; dal 2009 a capo del Forum Giustizia del partito, nel 2013 Andrea Orlando è stato chiamato da Enrico Letta a ricoprire il ruolo di Ministro dell’Ambiente, anche e soprattutto considerato l’impegno profuso nel tentativo di far sbloccare i fondi delle zone alluvionate in Liguria. In via Arenula 70 a Roma, sede del Ministero della Giustizia, lo attendono compiti assai delicati e sfide dalla portata decisamente ampia; cerchiamo allora di scoprire quali sono i nodi sul tavolo e come Andrea Orlando intenderà affrontarli.

Chi è Andrea Orlando, Ministro della Giustizia del Governo Renzi: dalla lentezza dei processi ad Amnistia e Indulto, ecco i nodi da sciogliere



La prima criticità da dover affrontare concerne l’inadeguatezza delle risorse a disposizione di magistrati e addetti ai lavori per far fronte all’enorme mole di processi in corso; nel corso di uno dei suoi ultimi interventi, l’ex Ministro della Giustizia Cancellieri ha sottolineato come i processi pendenti in Italia ammontino a circa 9 milioni più o meno equamente distribuiti tra penale e civile. ‘I Magistrati sono in numero eccessivamente ridotto’ chiosò la Cancellieri, ‘urge una redistribuzione del carico di lavoro che sia calibrato sull’effettivo personale a disposizione’. Non sarà di certo facile per Andrea Orlando trovare il bandolo della matassa, una redistribuzione del lavoro sarebbe auspicabile, ma nel frattempo appare necessario dotare gli uffici giudiziari di nuove ed ulteriori figure professionali.



Altra pesante criticità è quella connessa al sovraffollamento delle carceri e alla condizione di detenzione cui sono sottoposti i reclusi; la Corte di Strasburgo fissa a 3 metri quadrati lo spazio minimo vitale da dover concedere ad un detenuto per far si che non si concretizzi una violazione della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, ma stando al recente rapporto diffuso dall’Associazione Antigone e agli ultimi dati, in alcuni penitenziari (come le case circondariali di Marassi e Piazza Lanza) si è vicini a quota 2.



Il precedente governo aveva iniziato a sposare, seppur con cautela, la possibilità di concedere Amnistia e Indulto, ma adesso che il Consiglio dei Ministri è presieduto da Matteo Renzi (storicamente contrario ai due provvedimenti) sembra molto improbabile che si intraprenda questa via. Eppure maggio è dietro l’angolo (deadline fissata dagli organismi internazioni per provvedere), e  in assenza di adeguati correttivi il rischio di subire gravi sanzioni è più che concreto.



Ad Andrea Orlando, di concerto con Renzi e le altre forze politiche del paese, il compito di trovare una soluzione nel più breve tempo possibile; i temi rappresentati da una riforma della giustizia e dall’adozione di misure idonee a bloccare l’emergenza carceri non possono più attendere.