In Piazza S. Pietro il Papa ha incontrato 300mila persone, una folla composta da studenti, docenti, dirigenti e personale della Scuola, ed ha cercato di sollecitare i giovani ai buoni insegnamenti.

Ha detto alla folla, raccolta per ascoltarlo, parole di sostegno per il mondo dell'istruzione che ha subito tanti attacchi e tagli dal mondo politico. Gli studenti hanno simpaticamente urlato: "Papa Francesco pensaci tu, i brutti voti non li vogliamo più".

Il Papa ha tenuto a precisare che le sue parole a favore dell'istruzione sono rivolte a tutta la scuola, statale e non statale, parlando della manifestazione ha detto che è una festa per la scuola contro nessuno, ha dichiarato: "...

siamo qui perché amiamo la scuola" e ha continuato dichiarando che anche lui "... l'ha amata da alunno, studente, insegnante e da vescovo".

Ha spiegato perché ama la scuola, puntualizzando che non si cresce da soli, la scuola ti indica la direzione dove guardare, per il Santo Padre è uno sguardo che ti aiuta a crescere.

Papa Francesco ha dato pure una direzione ai docenti, dicendo: "...sono i primi che devono rimanere aperti alla realtà" devono essere aperti di mente per imparare anche loro e stare più vicini agli alunni, altrimenti non sono buoni insegnanti, i ragazzi capiscono gli insegnanti che vogliono andare incontro alle loro necessità e idee e se sono così aperti e vivi contagiano gli studenti.

La scuola poi ha continuato Papa Bergoglio è un luogo di incontro, sulla strada che tutti dobbiamo attraversare durante il cammino della vita, dove si possono conoscere compagni, insegnanti, assistenti, la cultura nasce dall'incontro, la scuola secondo il Papa, da bravissimo pedagogo parlando come uno specialista di cui ha bisogno la scuola che manca nel mondo politico, non è solo il luogo dove si imparano concetti ma come vivere.

A riguardo ha menzionato un proverbio africano : "per educare un figlio ci vuole un villaggio", proprio per indicare tutti i collegamenti umani che si sviluppano grazie alle scuole.

"La scuola deve educare al vero, al bene e al bello", queste sono state le sue parole, insegna in modo netto che una cosa può essere positiva o negativa o arricchisce o impoverisce, può portare perfino alla corruzione, il confine tra vita e scuola è sottile e il Papa dice può anche corrompere, ha quindi insegnato agli studenti un messaggio da portare ogni giorno nella vita: "Meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca".

Quello che della scuola gli alunni devono trarre sono non solo i contenuti, le conoscenze, ma abitudini e valori, l'alunno deve imparare secondo il Papa "... tre lingue, quella della mente del cuore e delle mani".

Il valore della scuola è stato delineato in modo ben definito da questo Papa che ha tolto le parole dalla bocca a docenti e personale della scuola e agli alunni, oggi la famiglia spesso non riesce a crescere bene la prole ed educarla adeguatamente, e i docenti di vero valore possono sopperire all'assenza.

Tutti nel corso degli studi hanno avuto una docente che ha segnato la crescita umana non solo culturale, consigliando letture, dando buoni insegnamenti, facendo capire gli errori in classe non permettendo di copiare, facendo ramanzine per comportamenti o parole o modi di fare e di agire.

Anche le nuove generazioni incontreranno docenti ed educatori di spessore se la valorizzazione della scuola tornerà ad essere prioritaria e soprattutto quando usciranno dalla scuola docenti e operatori ormai stanchi e anziani privi di linfa vitale, seppur pieni di esperienza e di valori irrinunciabili, ma anche tra i giovani docenti ci sono personalità capaci di crescere ed educare bene e meglio i giovani, puntando su una burocrazia più veloce e giovane e vicina ai nuovi ritmi e alle nuove tecnologie. Speriamo lo capisca anche la politica e non solo la Chiesa.