Le immagini di quel corpulento capo ultras del Napoli, seduto sui cancelli dello Stadio Olimpico di Roma mentre parla con la polizia e con Marek Hamsik, hanno fatto il giro del mondo.

Lui pare si chiami Gennaro De Tommaso, e che per gli amici della curva è Genny 'a carogna. Si vocifera perfino che abbia parentele non proprio invidiabili. Di certo ieri sera all'Olimpico aveva di osceno una maglietta inneggiante al tifoso del Catania giudicato responsabile della morte dell'ispettore Filippo Raciti qualche anno fa. 

De Tommaso è stato tacciato in maniera quasi unanime sui media di essere un delinquente che aveva il potere di decidere se far giocare la partita o meno.

Il simbolo della violenza ultras negli stadi. Ma siamo sicuri che si sia capito (o, peggio, che ci sia la voglia di capire) cosa è successo ieri sera all'Olimpico?

Partiamo dalla premessa: un gruppo di tifosi del Napoli, in attesa di recarsi allo stadio Olimpico per assistere alla finale di Coppa Italia tra la Fiorentina ed il club partenopeo, mentre passeggia per Roma viene assaltato da un gruppo di ultras romanisti (che nulla avevano a che spartire con la partita!). 

Uno di questi tifosi napoletani, il 30enne Ciro Esposito, finisce all'ospedale in fin di vita per un colpo di arma da fuoco che gli perfora un polmone e si conficca nella colonna vertebrale.  Il colpo pare sia stato sparato da un ex capo ultras della Roma, che è ora in stato di arresto con l'accusa di tentato omicidio.

Le fonti ufficiali parlano di gesto di un singolo, i testimoni invece raccontano di un vero e proprio agguato da parte di un commando.

Fine della premessa, torniamo all'interno dello stadio Olimpico dove la noticia di quanto accaduto è arrivata nella curva dei tifosi del Napoli. Tantissimi ultras partenopei (risaputamente non tra i più docili del mondo) sono sul piede di guerra e vogliono bloccare la partita per solidarietà verso uno di loro che sta lottando tra la vita e la morte in un ospedale romano.

Le forze dell'ordine sanno che non giocare la partita è un rischio che non possono permettersi di correre, in quanto significherebbe la quasi certezza di una guerriglia fuori dallo stadio, dove si riverserebbero decine di migliaia di tifosi tutti in una volta, molti dei quali con intenzioni sicuramente poco rassicuranti.

Anche giocare la partita, però, era un rischio, perchè le intemperanze potevano avvenire anche dentro lo stadio, dove c'erano famiglie e bambini, e in più la sicurezza dei calciatori stessi era a rischio.

A quel punto l'idea: far parlare il capitano del Napoli, Marek Hamsik, con i capi della tifoseria partenopea, con l'intento di spiegare loro la situazione e chiederne la collaborazione per tenere calmi gli animi della curva e lasciare che la partita si giocasse regolarmente.

Ed è qui che entra in gioco Gennaro De Tommaso, che ascolta capitan Hamsik ed i funzionari di polizia e fa da tramite con gli altri capi ultras e con il resto della curva. Nonostante la rabbia per quanto accaduto fuori dallo stadio, gli ultras capiscono la delicatezza della situazione e " 'a carogna" (che poi tanto carogna non deve essere a quanto pare) comunica la decisione della curva: "giocate pure, noi non creeremo problemi ma seguiremo la partita in silenzio e chiediamo che lo stesso facciano gli ultras della Fiorentina".

La curva gigliata mantiene la parola data e la serata si conclude senza ulteriori problemi o tensioni. 

Oggi invece Genny 'a carogna (ma con lui l'intera tifoseria del Napoli) viene dipinto come un criminale che tiene in scacco l'intero stadio. Invece di essere grati a lui e i suoi "colleghi" capi ultras, inclusi quelli della Fiorentina, per la collaborazione nel tenere calmi gli animi, cosa decisamente non semplice come ben sa chi ha frequentato almeno un po' il mondo ultras, viene dipinto come un delinquente (quali leggi avrebbe infranto, il De Tommaso, verrebbe da chiedersi? Scavalcamento di cancello? Indossamento di t-shirt inappropriata?).

Beh, sarà pure un ultras, avrà pure conoscenze poco raccomandabili (noi non sappiamo chi sia al di fuori dello stadio quindi non ci permettiamo di confermare tale ipotesi), di sicuro tra maglietta e tatuaggi denota una seria mancanza di buongusto, ma lui e la tifoseria napoletana hanno dimostrato buonsenso a vagonate.



Mi dispiace cari tromboni di stampa e televisioni: io oggi sto con Genny.