Che le Pensioni non fossero una priorità per Matteo Renzi lo sapevamo. L'aveva reso chiaro l'attuale Premier ancora prima di insediarsi a Palazzo Chigi. Più volte interrogato a riguardo aveva risposto che la riforma dell'ex ministro del Welfare, Elsa Fornero "andava bene" e che le sue priorità erano di tagliare le spese eccessive e di incentivare il lavoro.

La classe sociale dei pensionati è stata, - purtroppo - dall'inizio della crisi finanziaria, pesantemente penalizzata e gli ultimi dati dell'Istat possono confermare questo fatto. Il potere d'acquisto di questo ceto sociale, molto importante per il mercato interno, è stato intaccato senza tregua da una serie di provvedimenti largamente impopolari: mancata indicizzazione degli assegni, feroce tassazione e contributi di solidarietà per citarne alcuni.

E proprio l'altro ieri il Presidente del Consiglio - in occasione dell'inizio della campagna elettorale per le europee a Torino - ha affermato: "Quest'anno non ce la facciamo ma il 2015 sarà l'anno in cui interverremo sulle pensioni sotto i mille euro".

Una dichiarazione forte, che mette un brusco 'stop' alle speranze di milioni di pensionati - ben 7 milioni secondo i dati Istat, ovvero quasi il 43% di loro - che vivono con un assegno pensionistico che si ferma al di sotto dei mille euro.

La nostra paura è che questa frase del Premier racchiuda anche la sua intenzione di non intervenire nemmeno sugli altri temi caldi di questa categoria, che potrebbero scoppiare da un giorno al altro.

La situazione degli esodati è diventata il vero dramma sociale dei giorni nostri, i Quota 96 della scuola si battono da mesi senza risultato, i lavoratori precoci e usuranti sperano vivamente in una sorta di flessibilità in uscita poiché non ce la fanno più, le donne, in particolare, temono un ulteriore innalzamento dell'età pensionabile mentre anche il termine del regime contributivo - unica alternativa per molte di loro - sta per scadere.