Non poteva che vincere l'Oscar un film così. Un film con sfondiscenografici così solenni e dal significato finemente nascosto. Un film in cuisi vedono solo bellezza e sfarzo ma, si sa, l'apparenza inganna, in specialmodo in questo caso, visti i commenti di questi giorni!

Nel film i protagonisti sono una cerchia di nobiliche passano la loro quotidianità nell'agio più totale, ma nei momenti diriflessione si ritrovano tutti con lo stesso fantasma dietro le spalle: ilvuoto, ovvero l'insoddisfazione. Hanno tutto, compresa lafortuna di vivere a pieno i tesori culturali della nostra Italia, ed è forseproprio ciò che li ha resi insoddisfatti nel tempo, ossia quello di averedavanti agli occhi sempre la Perfezione incarnata nella culturadell'antica Italia.

In questa cerchia ritroviamo il protagonistaprincipale, Jep, che vive la sua insoddisfazionesotto due punti di vista: la prima si manifesta con un bloccoartisticodi quarant'anni perché niente per lui sarà più bello e maestoso di ciò che giàesiste e che vive nell'arte italiana, lui non potrà creare nulla di piùperfetto. La seconda è una crisi spirituale, dettata dal fatto chel'infelicità è data da qualcosa di immateriale, qualcosa che non si può avereneanche se sei il proprietario di un attico che si affaccia sul Colosseo.

È qualcosa che non si placa neanche con la fede, edè qui che entra in gioco la “grande bellezza”, ossia qualcosa che non si puòvedere, ma si può soltanto sentire, ovvero vivere d'amore, come svela ilpersonaggio chiave del film, la “Santa”.

Questa è una donna che havissuto per 104 anni nella povertà assoluta, ma che vive in una pienezzaspirituale infinita. In questo momento, dall'incontro con tale donna, in totalecontrapposizione con tutte le altre con cui il protagonista si relaziona giornoper giorno,  Jep Gambardella capisce che la sua “grande bellezza”, ossial'opportunità di vivere di sentimenti, è già passata, portata via dall'unicadonna che Jep abbia mai amato, Elisa.