"Ero destinato alla sensibilità. Ero destinato a diventare uno scrittore. Ero destinato a diventare Jep Gambardella". Questa riflessione dell'affascinante critico teatrale racchiude nella maniera più assoluta il concetto di "Grande bellezza".
Nella società odierna, è molto difficile parlare di questa tematica o se qualcuno ne parla tende sempre a darne un'accezione superficiale. Questo aspetto è stato ben rappresentato dal regista Paolo Sorrentino, presentando un siparietto confuso di persone che reprimono i loro stati d'animo, indossando delle maschere per rendere meno dolorosa la realtà che li circonda.
L'eterna città di Roma, in questa circostanza, diventa un teatro di feste, incontri casuali, futili; costretta a rinnegare un passato di splendore storico e scendere a compromessi con lo squallore e il degrado dell'animo umano.
Molti lo hanno definito "La grande bruttezza di Roma" altri "La grande lentezza" e complessivamente da ciò che emerge dai commenti del web, ci sono state molte critiche.
Tutto quello che è stato maggiormente apprezzato dal popolo d'oltreoceano è stato pesantemente criticato dagli italiani che lo definiscono "banale, sporco, corrotto".
Forse, siamo tutti un po' come lo scrittore Jep, in attesa, cerchiamo sempre di rimandare o lasciar stare le cose che non riusciamo immediatamente a comprendere, senza riuscire mai a darci delle risposte definitive. Sembrerebbe che in generale, la sorte delle nostre speranze sia quella di trapassare in disillusioni perché in fondo la vita è un grande trucco, una grande illusione.
Ma alla fine, quando siamo stanchi e pensiamo già di aver visto tutto dobbiamo chiederci soltanto una cosa: possiamo ancora meravigliarci o è tutto cinico e scontato? Per rispondere a questa domanda basta pensare ad un segno di indelebile ed eterna promessa, quella ritrovata dal protagonista, nello sguardo innocente di un amore che risponde al senso della vita e della felicità.
Questa è la vera, grande bellezza che può riempire il cuore, troppo spesso svuotato e disilluso dal cinismo spietato dell'esistenza.