Notizie ripetute si rincorrono, sempre più spesso, tra gli addetti ai lavori, di un tentativo in corner del Fondo Monetario Internazionale di salvare l'economia e uscire dalla crisi che ha sconvolto America ed Europa in questi anni, con una tassazione dei redditi alti.

I motivi della crisi sono ben noti a tutti:

- il lontano crac americano,

- una serie di calamità che hanno sconvolto i vari stati e danneggiato ulteriormente l'economia,

- una serie di guerre e rivoluzioni interne che hanno portato distruzione e instabilità nei mercati,

- l'arrivo dello spauracchio di economie quali la cinese e non solo, che con pochi soldi e pochi investimenti hanno capovolto i mercati mondiali, stracciando vendite e produzione in tutti i mercati mondiali;

- la disoccupazione crescente causata da governi più propensi a tassare e tagliare sugli uomini piuttosto che assumere;

- la crisi di molte imprese che abbandonano i propri paesi e vanno verso zone che offrono manodopera a prezzi contenutissimi e la diffusione del lavoro nero causata come in Italia dall'eccessiva pressione fiscale;

- la perdita di valore per i grossi marchi di qualità in tempi in cui si compra tutto ciò che è low cost.

Tutto ciò ha portato ad una serie di reazioni a catena che hanno fatto capitolare le economie dei paesi più sviluppati.

Così per uscirne definitivamente, l'FMI pare voglia fare una scelta impopolare che i più dicono sia preludio di ben altro cioè intervenire a "sostegno dell'eguaglianza...e sostenere la crescita" tassando i ricchi.

Da anni considerato nume tutelare degli interessi di ricchi e potenti, in controtendenza a queste dicerie, economisti dell'FMI come Jonathan Ostry, Andrew Berg e Charalambos Tsangarides, hanno tirato fuori dal cilindro un'analisi titolata "Redistribution, Inequality, and Growth", ovvero "Redistribuzione, Diseguaglianze e Crescita", e l'idea di tassare i ricchi e redistribuire i redditi ai ceti più in difficoltà.

Quelli che i più considerano i nemici delle masse non abbienti, a cui spesso sono rivolte le proteste contro il potere e i favori concessi ai ricchi e benestanti del mondo, non la pensano esattamente come i più hanno creduto fino ad oggi e si sono pronunciati a favore di interventi a sostegno dell'eguaglianza.

Dato l'alto numero di cittadini in difficoltà economiche, senza potere d'acquisto togliendo tanto a pochi si potrebbe dare la possibilità a molti di usare quei soldi per le necessità primarie.

Certo va detto che togliendo i soldi alle persone ricche non si immette ne si crea nuovo denaro ma si investe diversamente quello che già c'è, ma data l'eccessiva tassazione sulle classi deboli, sarebbe alquanto auspicabile tassare di più chi ha tanto per dare la possibilità di avere quel poco necessario per vivere a chi ha poco o niente.

La crescita ci sarebbe per certo, per poi non dimenticare che ci sarebbe più benessere per tutti, solo che molti la considerano parecchio criticabile come soluzione.

Molti economisti in Italia e molti detentori di redditi elevati, sono contrari e dichiarano che non ci sarebbe la crescita ma anzi una decrescita, ma gli economisti dell'FMI chiariscono che i fatti dicono il contrario, anzi sostengono che: "la riduzione delle diseguaglianze porta tassi di crescita più veloci e più duraturi".

Il Fondo Monetario Internazionale da indiscrezioni, avrebbe idea di mettere in pratica una patrimoniale in Europa del 10% per ridurre il debito a cui dovrebbe seguire un'ulteriore tassazione di un'aliquota fino al 71%.

Molti vedono dietro questa decisione ben altro: è solo un modo come un altro per cercare di migliorare l'immagine del Fondo e preparare la strada ad una successiva iniziativa, cioè il prelievo forzoso dai conti correnti di una percentuale che appare agli addetti ai lavori ormai quasi necessaria.

Sarà l'una o l'altra la verità, non si sa quel che è certo che andando di questo passo tutti gli Stati evoluti e sviluppati europei, saranno costretti a capitolare se non si corre ai ripari purché questo non voglia dire infierire sui cittadini onesti e già anche troppo sfruttati e derubati di quel poco che hanno e che ormai stanchi non si sa come potrebbero reagire.

I focolai di malcontento popolare sono sempre più frequenti un intervento serio è ormai necessario, perché né le rivoluzioni né spremere come limoni cittadini ormai al collasso fisico e mentale è una soluzione.