Ci sarebbe piaciuto parlare tanto di occupazione, ci sarebbe piaciuto raccontarvi una storia diversa. Di giovani che cercano e trovano lavoro nel loro Paese, raccontarvi di storie di giovani imprenditori "fai da te", di donne laureate o diplomate imprenditrici di se stesse. Ci sarebbe piaciuto descrivere di un'Italia che offre opportunità di lavoro e che non lascia fuggire all'estero i suoi giovani "cervelli". Purtroppo non è così. La nostra è sì una storia diversa in cui però parola occupazione resta un tabù, ancora un miraggio.

I numeri

La disoccupazione in Italia, stando all'ultimo rapporto ISTAT, mostra il lato peggiore di sé, almeno da cinque anni a questa parte o almeno dall'inizio della crisi.

A gennaio il tasso di disoccupazione è balzato al 12,9%, in rialzo di 0,2 punti percentuali su dicembre e di 1,1 su base annua. Il dato europeo si attesta sul 12%. Il numero dei disoccupati italiani tocca ormai cifra da record negativi: 3,3 milioni.

Se poi si passa all'analisi del dato statistico non in termini assoluti, si evidenzia un altrettanto dato allucinante e davvero preoccupante, ove la crisi ha maggiormente lasciato il segno. La disoccupazione giovanile, per la fascia di età tra 15 e 24 anni, è pari al 42,4%. I giovani in cerca di un lavoro sono 690mila. Lo spettro della disoccupazione non riguarda solo una parte della popolazione sia essa maschile o femminile. La disoccupazione è diffusa.

Il numero di disoccupati cresce sia per gli uomini (+10,6%) sia per le donne (+6,2%). La parità di genere, in questo assurdo caso, è rispettata.

Le reazioni

"Cifra allucinante" l'ha definita il Premier, la più alta da 35 anni, affermando anche che urgono misure urgenti per farvi fronte ed annunciando che il primo provvedimento sarà il JobsAct, da definirsi entro il mese di marzo..

Guardano preoccupati questi dati, non solo il Governo, ma anche i sindacati che reclamano a gran voce un tavolo di confronto per cercare soluzioni condivise ed urgenti. Insomma dalle parole ai fatti. Il paese non può più restare a guardare o ad aspettare che qualche soluzione pur si prenderà. I giovani soprattutto si aspettano azioni concrete, mirate, per uscire da questo tunnel, sì allucinante ma che loro non desiderano, ma che soprattutto non hanno generato né cercato.