E' nato il governo Renzi, dunque. Le attese suscitate dall'ex sindaco di Firenze sono tante, ma lo strumento che ha intenzione di utilizzare non sembra utile allo scopo perché è costituito da un insieme di burocrati di partito, la cui unica qualità è, nella maggior parte dei casi, la fedeltà al Premier, da vecchie facce come Alfano e da personaggi che cambiano idea radicalmente al primo alitar di vento.

E' il caso della Lanzetta, la quale ha l'etichetta di sindaco anti ndrangheta, visti i suoi trascorsi, di sindaco di Monasterace, in provincia di Reggio Calabria, ma è anche colei che una settimana fa votò contro il documento presentato da Renzi, nel corso della direzione del Pd, potenza della cadrega.

Il governo Renzi, dunque, non contiene nessuno dei nomi roboanti, che sono circolati in queste settimane; al momento del dunque, nessuno di essi ha voluto mettersi in gioco per il bene del Paese e spendersi per il suo futuro e Renzi è stato costretto a ripiegare verso un gruppo giovane con tante donne, i quali hanno un unico merito, essergli stati fedeli, sin dal primo momento. Questo è il governo Renzi e ciascun ministro del suo partito è un suo mero prolungamento incapace di fargli ombra.  

Renzi ricorda tanto Bettino Craxi. Se avrà successo bene, se fallirà, si farà non poco male, perché in Italia si fa presto a salire sul carro del vincitore ( o presunto tale), ma è anche vero il contrario.

Renzi è condannato a entrare nella Storia se vuole avere un futuro politico, dato che ha avuto fretta di arrivare a Palazzo Chigi.

Il suo avversario storico Berlusconi deve solo aspettare gli eventi in una posizione molto comoda, i suoi nuovi nemici, leggi Enrico Letta, meditano la rivincita.