Di riforme istituzionali se ne parla da anni eppure nessun governo è riuscito a portarne a termine una .Oggi, che la crisi economica impone altre priorità, il governo Letta le vuole fare tutte. Secondo i nostri politici le riforme istituzionali sono necessarie per far ripartire il paese, in verità esse servono solo ad allungare la vita al governo, per dare tempo ai partiti di riorganizzarsi e sperare che il tempo faccia dimenticare tutti gli scandali scoppiati negli ultimi tempi. Forse solo la riforma elettorale è urgente, per trovare una formula che consenta poi la governabilità senza ricorrere a forme pasticciate o a compromessi.

Tuttavia la principale priorità per il 50% degli italiani non sono le riforme ma un azione efficace del governo per far ripartire l'economia, far riprendere i consumi e ridurre la disoccupazione.

Gli ultimi indicatori statistici hanno dato una fotografia allarmante per il paese: il 30% degli italiani vive in povertà, il 24 per cento vive al limite della povertà e il restante 46% detiene la parte più consistente della ricchezza nazionale. Inutile dire che una simile situazione non è solo intollerabile ma è assolutamente insostenibile, una povertà di tali dimensioni fa sprofondare il paese al livello di alcuni paesi poco sviluppati e crea  allarme sociale nella popolazione. Oggi il paese è sfiduciato, i giovani sono delusi, hanno perfino smesso di cercare lavoro, il ceto medio che è sempre stato la spina dorsale dell'economia nazionale è stato annientato, i consumi sono in caduta libera da anni e  il governo e la politica fanno finta di nulla.

Le parole non bastano, non si può prendere in giro gli italiani illudendoli che la crisi è finita e nel corso del 2014 ci sarà la ripresa. L'economia reale è molto diversa dalla teoria dei valori previsionali, e mai, dico mai i provvedimenti del governo producono effetti immediati. Dopo una crisi economico-finanziaria devastante è solo utopia pensare che vi possa essere a breve una ripresa.

Per rimettere a posto i cocci ci vogliono anni, quegli anni che il governo dovrebbe utilizzare per far ripartire il paese e non per fare le riforme istituzionali. I pensionati, i disoccupati , le piccole e medie imprese, i commercianti e gli artigiani non mangiano con le riforme e sopportare ancora due o tre anni in questa disastrosa situazione potrebbe essere socialmente molto pericoloso.L'allarme è stato lanciato più volte sia dall'opposizione che dallo stesso Renzi e da confindustria; Renzi ha chiesto al governo un cambio di rotta pur facendo parte della maggioranza; confindustria da mesi dice che le misure prese dal governo sono insufficienti; Berlusconi chiede apertamente che questo governo vada a casa perché inconcludente.

Lo spettacolo che il governo ha dato con la legge di stabilità, con l'IMU e le nuove imposte recentemente approvate è stato deludente e mortificante ha dimostrato solo inadeguatezza e improvvisazione.

L'Italia non ha bisogno di nuove tasse che penalizzino ancor più la crescita, non ha bisogno di riforme istituzionali che non portano miglioramenti economici  nelle tasche dei pensionati e disoccupati, i giovani chiedono azioni concrete, chiedono un posto di lavoro per non essere mortificati e umiliati. Le riforme istituzionali sono senz'altro utili al paese per ammodernare lo stato, per snellire la Pubblica Amministrazione, per aggiornare anche la costituzione per ridurre il numero dei politici in carriera, ma non si devono fare certamente in periodi di crisi economica e sociale.

Certi avvenimenti e comportamenti degli ultimi giorni sono significativi della insoddisfazione che regna nella società cui le istituzioni devono dare certezze e non proclami e dati statistici basati su decimali dello 0,01.