Qual è la ricetta giusta per trasformare il confronto democratico epluralista in un conflitto extra-istituzionale, incontrollato e magari ancheviolento? Presto detto: una riformaelettorale come il cosiddetto Italicum, con l'aggiunta di mancate riforme asostegno del reddito, il tutto condito con un tasso di crescita economica paria zero.

Se si voleva far tacere le voci "scomode" in Parlamento (cioè quelle chespesso sono più vicine al popolo essendo appunto piccole realtà pocogerarchizzate e burocratizzate) con l'Italicum ci si è riusciti pienamente ma,come ormai sovente accade, si stanno facendo i conti senza l'oste e lasoluzione potrebbe essere più dannosa del problema.

Il Parlamento, ci hanno insegnato, è la voce dei cittadini e pertanto devepoter parlare per conto di più realtà possibili, avere il contraddittorio nelproprio DNA e raccogliere le istanze di tutti, anche delle minoranze.

Se questo viene impedito è naturale che le rivendicazioni non rappresentatesi spostino dal Parlamento alla piazza, talvolta in modo pacifico, ma spesso inmodo violento. Ed è questo il rischio a cui stiamo andando incontro; il ritornoad un passato fatto di disordini, di barricate, di violenza, senza contare ilrischio di derive estremistiche sempre in agguato. Cose che abbiamo già vissutonei cosiddetti anni di piombo e che speravamo di non dover più rivivere (lemanifestazioni dei "forconi" o gli exploit dei grillini, in confronto, sonopasseggiate domenicali).

Risultato: avremo, sì, un governo con più potere decisionale, ma sarà unpotere illusorio che dovrà fare i conti con le innumerevoli contestazioni dipiazza, sollevazioni popolari, forse anche un "tutti contro tutti" tra i vari gruppi extraparlamentari che verranno acrearsi. Eventi di cui l'Unione Europea ci chiederà conto e che certo nonaiuteranno la crescita del Paese.

Chiedo a Voi, è questa dunque la corretta via?