Quandosi tratta di toccare gli interessi le lobby dei giochi d'azzardo,delle banche, dei petrolieri, delle assicurazioni, per citarne soloalcune, sembra che venga giù il diluvio universale. Si potrebbeaffermare che tutto il mondo è paese. E l'Italia non è da meno. Nonsi muove foglia che una lobby non voglia.Cosache è puntualmente avvenuta in occasione della presentazione di unemendamento del PD in commissione Agricoltura, tendente ad innalzarela percentuale del "vero" succo d'arancia dal 12 al 20%nell'aranciata.

Ilfatto

Secondoiregolamenti adottati dall'Ue, il contenuto di frutta nelle bevande gassate non deve superare il12%, il resto devecontenere acqua gassata e zucchero, elementi,come si sa, nocivi per il diabete e l'obesità.

La vicenda non è, comunque, nuova. Giànel gennaio 2011 la Coldiretti propone lo sciopero dei consumatori algrido di "Più arance nell'aranciata!". Nel maggio 2012 undisegno di legge "bipartisan" propone di alzare la percentuale disucco dal 12 al 20%. Proposta mai approvata. Appenail Parlamento prova a toccare gliinteressi dellelobby,siagita il solito spauracchio: l'occupazione. Soloche adesso l'emendamento è passato, non senza aver sollevato, anchequesta volta, polemiche e contrasti.

Ipareri e i contrasti

Coldirettisi è schierata indifesa del "made in Italy" infatti secondo Stefano Masini, responsabile consumi di Coldiretti, non solo si favorirebbe lalegalità in Sicilia e Calabria, regioni produttrici di arance, dandolavoro a molte persone, ma si promuoverebbe la qualità del made inItaly, mentre da parte dell'Assobibesi èripetuto il ritornello che da anni contraddistingue la loroposizione.

"Unavariazione della ricetta dell'aranciata, testata nel corso deglianni, comporta un cambiamento nel gusto della bevanda e ilconsumatore potrebbe non riconoscerla". Sembraveramente una cosa incredibile. Un8% inpiùdi succo d'arancia vera potrebbeconfondere noi consumatori,tanto da farci ritenere chestiamobevendo un'altra cosa!