Non si fa che parlare, giustamente, dello sciopero dei forconi che a partire dal 9 dicembre si sta diffondendo in tuttaItalia e che vede Torino come la capitale eletta. Ma di cosa si tratta veramente? In questo piccolo contributoproviamo a fare un'analisi di quanto sta accadendo. Non ci soffermeremo tantosugli eventi e sugli episodi, daremo semplicemente una nostra opinione.

Sciopero dei forconi9 dicembre 2013: cos'è questo movimento?

Il movimento deiforconi è nato nel 2012 inSicilia e all'inizio raccoglieva soprattutto la classe contadina (iforconi, appunto) stanca di sentirsi abbandonata dal governo e dalle ultime manovre economiche.

Il movimentopoi si è allargato e ha cominciato a fare da megafono a una serie diinsoddisfazioni che gli italiani sentono e che sono dovute alle misure diausterità e all'impoverimento generalizzato. Come tutti i movimenti che nascono"spontanei", la sua composizionesociale non è facilmente analizzabile. Intanto, possiamo dire quali sono statele nostre sensazioni a partire da alcuni episodi accaduti.

Sciopero dei forconi9 dicembre 2013: l'inno di Mameli, le bandiere tricolori, slogan control'immigrazione

Uno dei limiti, a nostro avviso, di questo movimentoconsiste proprio nel leggere i problemi economici che indubbiamenteattanagliano l'Italia come una questionenazionale. Sarebbe inutile ripetere che la crisi economica è globale e che al massimo in Italia c'è qualchevalore aggiunto connesso alla corruzione nostrana, ma intanto quello chepreoccupa è vedere raccogliersi tante persone sotto lo slogan di indipendenza monetaria e nazionale.

Sututto, poi, anche se alcuni giornali hanno parlato della presenza di immigrati,probabilmente dovuta al fatto che a Torino da vari giorni proprio in quellezone si tiene un presidio di immigrati per il diritto all'abitare, quello cheprocura timore sono gli slogan control'immigrazione, non soltanto perché questi verrebbero in Italia a prendereil lavoro, ma anche perché l'Italia prediligerebbe politiche economiche disussistenza per gli immigrati e non per gli italiani.

Insomma, le bandiereitaliane e l'inno di Mameli non hanno il compito di descrivere un nuovo Risorgimento, bensì dirincarare la dose di un nazionalismo che a tratti sembra cieco se non fuoritempo massimo.

Sciopero dei forconi9 dicembre 2013: alcune conclusioni e Beppe Grillo

Il fenomeno dello sciopero deiforconi meriterebbe sicuramente un'analisi più approfondita. Quello chepossiamo dire è che, pur incanalando unagiustissima rabbia popolare, il movimento si rivela pericolosamenteideologico, almeno nelle sue frange più estreme.

Nazionalismo, neofascismo(in piazza si sono visti molti, troppi, saluti romani), e infine confusione. Volontà di ribellismo ma assenza di puntifermi sui quali fare leva concretamente. Pensare a un'autarchia finanziariasignifica vivere fuori dal mondo globale, ritenere che gli immigrati aumentinoil livello di sfruttamento degli italiani e ne peggiorino le condizioni,significa non riuscire a inquadrare i problemi e a comprendere dove si annidanorealmente.

In questo senso stupisconoalcune parole di elogio di Beppe Grillo il quale, forse, ha deciso dicavalcare questa protesta spontanea e di egemonizzarla. Quello che resta è l'importanza di un movimento di piazza,segnale di un malcontento diffuso e generalizzato. Quello che spaventa sono leparole d'ordine che, purtroppo, ricordano uno dei passati più nefasti che lastoria del nostro paese ha conosciuto.