Genova si è fermata per dare l'ultimo saluto a Don Andrea Gallo, oltre i seimila i presenti presso la chiesa del Carmine. Il feretro è entrato in chiesa seguito dai "pulcini" del Genoa, allenati da Paolo Gallo, nipote del sacerdote. Presente anche il dolore dei carcerati, con decine di messaggi, arrivati alla comunità, hanno trasmesso il loro senso di privazione per non poter partecipare alle esequie di quello che consideravano anche il loro prete.

Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, inizia la sua omelia con semplici dati biografici ma al momento che pronuncia la frase: "Nel 1964 Don Andrea bussò alla porta del arcivescovo di Genova, il cardinale Giuseppe Siri, che ha sempre considerato un padre e un benefattore, per chiedere di essere accolto come sacerdote diocesano. E così avvenne." Da qui i fischi e le dure parole: "Vergogna, bugiardo, vattene". Questo perché fu proprio il cardinale Siri, nel 1970 ad allontanare Don Gallo con la motivazione: "le sue prediche hanno contenuti non religiosi ma politici, non cristiani ma comunisti."

Per riportare il silenzio dentro la chiesa, e fuori, in piazza è dovuta intervenire la "Lilli", Liliana Zaccarelli, di 73 anni, assistente del Don da sempre, con le parole: "Ragazzi. Ragazzi. Ragazzi! Ragazzi! State a sentire. Voi in questo modo non rispettate Andrea. Lui credeva nell'essere prete. Lui sapeva che la Chiesa senza testa non funziona. Aveva un grosso rispetto per il vescovo. Se vogliamo bene al Gallo, impariamo a rispettare tutte le voci, come lui avrebbe ascoltato noi".

Dopo queste parole il cardinale conclude velocemente l'omelia e non parla più. Davanti al feretro anche il saluto di Don Luigi Ciotti: "Era innamorato di Dio, saldava terra e cielo. [...] Ci ha insegnato a guardarci dentro senza avere paura delle contraddizioni, delle ambiguità, dei limiti" e ha proseguito ricordando: "Don Andrea ha incarnato una chiesa che non dimentica la dottrina, ma mai ha permesso che questa diventasse più importante degli ultimi".

Le parole dell'ex parlamentare Vladimir Luxuria, arrivata a Genova proprio per la veglia funebre: "Grazie di averci dimostrato che una chiesa comprensiva, inclusiva, che non caccia via nessuno è possibile. Grazie di averci fatto sentire a noi transgender figlie di Dio." Parole seguite dall'applauso dei presenti.

Tra i tanti volti noti presenti al corteo funebre ricordiamo il Presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, il sindaco di Genova Marco Doria, Domenico Chionetti portavoce della comunità, Dori Ghezzi, il segretario della Fiom Maurizio Landini, i giornalisti Antonio Padellaro e Gad Lerner, gli allenatori del Genoa Davide Ballardini e Giampiero Gasperini, il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, Alba Parietti. Sulla bara, seppellita nel pomeriggio a Campoligure, accanto alla sua famiglia, ovviamente il suo cappello, la sua sciarpa rossa, la bandiera della pace e una scritta: "Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei".