Imu si Imu no, ma di cosa parliamo quando parliamo di Imu? Quattro miliardi ossia il 2 per mille del debito pubblico o il 2,5 per mille del Pil, ma anche, per far riferimento a qualcosa, e sapete a cosa, poco più dell'8 per mille delle entrate fiscali, ecco di cosa parliamo quando ci riferiamo all'Imu (Imposta Municipale Unica) sulla prima casa. Quattro miliardi che, nel bilancio di un paese che rappresenta la terza economia dell'eurozona, dovrebbero essere semplicemente spiccioli, se non fosse per il fatto che l'Italia è già sotto osservazione per via del Patto di bilancio europeo.

Da giorni si dibatte sulla questione Imu. Da un lato ci sono gli uomini del Partito Democratico, disponibili ad una rimodulazione dell'imposta in maniera da agevolare i proprietari della sola prima casa di abitazione, a cominciare da quelli con redditi più bassi, dall'altra parte c'è invece il Pdl di Silvio Berlusconi che, avendo promesso ai suoi elettori, nell'ultima campagna elettorale, l'abolizione dell'Imu sulla prima casa e la restituzione di quella pagata nel 2012, ora grida: "O via l'Imu o via Letta".

Ma l'Imu rischia di essere una preoccupazione soltanto politica. Se potessimo chiedere oggi agli italiani quali provvedimenti il Governo debba mettere in campo con priorità, sicuramente, la risposta sarebbe il lavoro. Fermo restando che si rende necessario esonerare dal pagamento della tassa le famiglie meno abbienti, è indiscutibile il fatto che la necessità primaria in questo Paese oggi è rappresentata dal lavoro.

Gli italiani sono arrabbiati come non mai, infatti, ma non perchè debbano pagare l'Imu, quanto invece per l'ingiustizia sociale che si è venuta a creare sempre più, in quest'ultimo decennio, in Italia. Non si può fare propaganda alle spalle di chi non ha neppure da mangiare. Non si può abolire l'Imu a chi ha cinque appartamenti e poi far pagare le mense scolastiche, i trasporti, i ricoveri ospedalieri, l'Università a cassintegrati, disoccupati, esodati, pensionati e redditi medio bassi.

E' necessario dunque che l'Imu passi in secondo piano e che il Governo Letta miri alla realizzazione di una maggiore equità e giustizia sociale, puntando ad una riduzione delle tasse sul lavoro e sulle famiglie in difficoltà. Se poi, la propaganda di Berlusconi e dei suoi uomini dovesse condurre davvero a un mancato appoggio al Governo, saranno gli elettori a giudicare da dentro la cabina elettorale.