Nelrileggere i dati sulle "quirinarie", pubblicati sul blog diGrillo, si stanno moltiplicando strani bisbiglii sulla candidatura diEmma Bonino. Secondo una (ipotetica) strategia trasversale, l'exsenatrice doveva diventare la prima inquilina del Quirinale. Undisegno andato in frantumi per via della sesta (deludente) posizionein classifica, su nove candidati.

Eccogli elementi che avvalorano questa ipotesi. Cominciamo da Grillo.Informato dell'affermazione della Gabanelli, da una troupe di Tgcom24, avrebbe reagito con grande stupore: si aspettava un'altravincitrice?

Altroelemento. Emma Bonino, alla vigilia dell'elezione del Capo delloStato, era in testa a tutte le classifiche della rete: Facebook,Twitter e quasi tutti i referendum organizzati dai quotidianion-line.

Inoltre, un sondaggio Ipr Marketing (4 aprile), leattribuiva il 32% delle preferenze, contro il 26% di Draghi e il 19%di Rodotà. Persino i bookmakers davano la vittoria della radicale a2.50, quella di Monti a 3.20 e quella di Prodi a 3.80. Il suo nome sistava imponendo: una vittoria annunciata per la "pasionaria" ditante battaglie civili, apprezzata da tutti, al di sopra di ogni veto(neppure quello della Cei).

Veniamoalle quirinarie. Se la Bonino fosse giunta anche terza (dopo MilenaGabanelli e Gino Strada), per cominciare si sarebbe evitata lacollisione Napolitano-Rodotà; e forse anche l'implosione del PD.

Manon è tutto. Secondo i bisbiglii, prima che si allestisse ilpatibolo per Franco Marini e Romano Prodi, società civile e unaparte del mondo politico, stavano tirando con determinazione (corampopulo) la sua volata sul Colle.

Le prove. In quei giorni, si sentivaripetere: "I tempi sono maturi per una Presidente donna".Inoltre, Mario Monti aveva sostenuto pubblicamente la Bonino.

E conlui, Furio Colombo, l'ex ministro PDL Mara Carfagna, ilvicepresidente PD Ivan Scalfarotto, il senatore finiano BenedettoDella Vedova, e persino il leghista Massimo Garavaglia. RobertoMaroni non ha mai pronunciato il suo nome, ma più volte ha detto:"Vedo bene una donna al Quirinale" (solo perché pensava aManuela Dal Lago?)

C'èdi più.

Il 14 aprile 2013, il Partito Socialista propose Emma Boninocome proprio candidato alla Presidenza della Repubblica: èdocumentato da una lettera inviata ai grandi elettori, firmata delSegretario Riccardo Nencini. Quindi, 5 stelle la incluse tra icandidati alle "quirinarie": vox populi, vox dei. Quellaconsultazione doveva diventare il suo viatico. Nacque così, sul web,un comitato "Emma Bonino Presidente", con autorevolissimeadesioni: Sergio Castellitto, Margherita Hack, Marco Bellocchio, LucaArgentero, Geppi Cucciari, Renzo Arbore, Achille Occhetto, LucaBarbareschi, Imma Battaglia, Toni Garrani, Remo Girone.

Allora:qual è stato il motivo che ha impedito un'elezione a furor dipopolo? La terza, inattesa, posizione di Stefano Rodotà: unostacolo insormontabile per Emma Bonino.

Per la verità, l'illuminatogiurista calabrese, non si è rilevato l'unico imprevisto: c'eranoanche gli "ingombranti" Gustavo Zagrebelsky (quarto con 4.335voti) e Ferdinando Imposimato (quinto, 2.476 preferenze). Insomma, la"missione Emma" ormai era diventata impossibile. Ecco perché,dopo aver recitato il prematuro "de profundis politico" a RomanoProdi, non c'è stato altro da fare se non correre ai piedi diNapolitano.