I cosiddetti saggi, nei documenti consegnati al Presidentedella Repubblica, hanno posto l'accento sulla necessità di "intervenire sull'efficienza della giustizia civile,afflitta in Italia dalla lunga durata media dei processi e dall'accumulo diprocessi pendenti." Parlano di una "autenticaemergenza", che arreca un gravepregiudizio all'economia, semina incertezza fra gli operatori economici,scoraggia gli investimenti e mina "la reputazione internazionale del Paese".

Omettono, a mio avviso, di sottolineare che i tempi della giustiziadanneggiano innanzitutto le persone.Il cittadino non riesce ad avere giustizia né nel campo penale, né nel campocivile.

Si dovrebbe parlare di giustizianegata.

Le cause

Le cause del cattivo funzionamento dellagiustizia, dai cosiddetti saggi, sono ravvisati:

  • nella"litigiosità eccessiva rispettoall'esperienza di altri paesi";
  • nell'offertadi "servizi di giustizia (procedure, organizzazione degli uffici,incentivi/disincentivi per i giudici)".

Si tratta di considerazioni sommarie, prive di pregio d'analisi.La litigiosità non è un distintivo delpopolo italiano, ha delle cause che risiedono: nell'abnorme proliferazionedelle leggi; nei tempi della giustizia; nel cattivo funzionamento dellapubblica amministrazione; nella questione meridionale, dove si annida l'80% delcontenzioso pubblico; nella mancanza di una cultura conciliativa; nell'incertezzadei diritti.

Il cattivo funzionamento è causato anche dalla disorganizzazione degli uffici, dallacavillosità delle procedure (anche le più recenti), dalla mancatainformatizzazione degli atti. E poi c'è l'abitudine ai facili rinvii, alle udienze prive di valore aggiunto, dove la causanon va avanti, dove niente si discute e decide. Così i tempi di giacenza e trasportosi dilatano a dismisura.

In primis ne sono responsabili gli avvocati, ma anchei giudici non sono immuni da responsabilità e non può sfuggire che anche laCorte Costituzionale ha dichiarato incostituzionali le norme che intervenivanosulla progressione automatica degli stipendi. L'automaticità sarebbe funzionaleall'indipendenza dal potere politico. Di contro sarebbe necessario valutare irisultati e il merito.

I rimedi

I saggi immaginano "molte linee d'azione per tentare diridurre la litigiosità (come delle forme di conciliazione obbligatoria) e perinnalzare l'efficienza produttiva della "macchina giustizia" (come una maggiorecomparabilità degli uffici giudiziari, una migliore accessibilità ai dati, unuso più esteso dell'informatica).

Si tratta di misure sulle quali non si può non convenire.Tuttavia sui provvedimenti concreti sarà più difficile trovare il consenso. Permodifiche efficaci, si deve intervenire su posizioni di potere, privilegi, rendite di posizioni.

Ad esempio che la mediazione obbligatoria è stata ferocementeavversata e anche malamente strumentalizzata a fini d'interesse, non propriofunzionali alla giustizia.

Si contrasta l'introduzione di indici di equivalenza degliatti, necessari per omogeneizzare la produzione e misurare la produttività. Sipensi alla proliferazione degli avvocati che subirebbe un grave colpo dalladiminuzione dei conflitti e dall'abbreviazione dei tempi del contenzioso.

C'è il problema del formalismo esasperato (che non tutela piùla sostanza dei diritti) e dell'organizzazionedel lavoro e non se ne ha coscienza adeguata. Più che agire sulla levaorganizzativa si preferisce chiedere risorse.