Molti non sanno distinguere la differenza che passa tra la politica economica e l’economia politica. Questa lacuna culturale è tollerabile nella classe sociale di media cultura, in quanto, si tratta di argomenti molto specifici che sono trattati nella maggior parte dei casi, nei corsi specifici Universitari e negli Istituti Tecnici Commerciali. 

La tolleranza per l’ignoranza e l’incompetenza invece, non potrà mai essere ammessa per le persone che rivestono una posizione in ambito politico o pubblico-economico. Prova, l’attuale situazione economica che sta attraversando l’Italia da qualche decennio a questa parte.

Se la politica Italiana si fosse interessata con molta più dedizione ai problemi economici sociali, studiando molto più da vicino la microeconomia, o meglio, i sacrifici che devono affrontare gli Artigiani e le Aziende Italiane per raggiungere almeno il pareggio di bilancio, oggi, non ci troveremmo nello stato di recessione che in questo periodo stiamo vivendo. Dove, le Imprese che non riescono più a sostenere i costi sono costrette a chiudere i battenti. Nel caso dell’Italia però, la peculiarità geografica, climatica, storica e culturale, fanno del nostro territorio una sorta di azienda naturale, ricca di materia prima che, se sfruttata al meglio, darebbe  profitti lusinghieri.

Purtroppo, è sotto gli occhi di tutti, la situazione economica nella quale siamo precipitati.

Mai, nella storia della Repubblica Italiana si verificò un fatto del genere. Neanche nel periodo della “Austerity”, a cavallo tra il 1973 ed il 1974, il Governo Italiano fu costretto ad emanare disposizioni volte al drastico contenimento del consumo energetico, in seguito allo “shock petrolifero” causato da alcuni fattori politico-economici internazionali.

In quest’ultimo decennio la responsabilità della crisi economica è da addebitare soltanto alla scarsa attenzione e alla mediocrità dei Ministri dell’Economia pro tempore che, si sono preoccupati (commettendo errori madornali) più delle politiche economiche globali e Comunitarie, anziché della produttività delle Aziende Italiane che, sono le uniche a produrre il PIL nazionale.

Le scellerate politiche economiche adottate dai Governi passati, non confacenti alle necessità del territorio, hanno prodotto soltanto disoccupazione e, di conseguenza, l’impoverimento delle famiglie.

Per una sensibile ripresa, in futuro, bisogna guardare soltanto con molta attenzione alle esigenze del territorio Nazionale, mettendo in campo strategie che vadano nella direzione di soddisfare principalmente la domanda del tessuto sociale Italiano e dell’esportazione. Cercando di porre le distanze dalla Comunità Europea e dalle sue politiche economiche di rigore, perché, dovendole rispettare tutte (vedi quote latte), le Aziende Italiane non potranno mai e poi mai avere l’autonomia necessaria per applicare le proprie strategie di mercato, studiate in base alle proprie potenzialità aziendali, per riuscire a offrire buoni prodotti a prezzi sostenibili.

Come avveniva prima dell’entrata nella Comunità Europea. Insomma, per raggiungere un ottimo risultato l’Italia ha necessità di politici esperti in campo economico che sappiano programmare una ottima Politica Economica. Studiando molto attentamente le necessità oggettive delle Imprese, delle Aziende e dei lavoratori autonomi, ovvero, dell’Economia Politica micro. Predisponendo, interventi necessari al rilancio di tutti i settori economici dell’Italia. Distanziandosi quanto più possibile dalle vessazioni Comunitarie.