Politici: in Italia, ci sono circa 130.000 politici dagli eletti al Parlamento Europeo, fino a quelli eletti sul più piccolo comune, con privilegi assurdi, agi incalcolabili e indecenti in un periodo di crisi economica. Vengono chiesti da questi signori sacrifici indescrivibili sempre ai soliti, lavoratori dipendenti, piccoli imprenditori e piccoli commercianti.

Costi: In Italia si calcola che l'apparato politico, che conta oltre centomila persone, costi circa 18 miliardi di euro all'anno solo in termini di stipendi senza poi considerare, i molti altri miliardi di euro impiegati per il funzionamento della macchina dirigenziale del paese, composta da sfarzosi palazzi del settecento dal costo gestionale immenso, sedi regionali e provinciali collocate in zone di pregio, con progetti architettonici dei più famosi architetti degne di complessi residenziali di lusso, e  tutta una serie di benefici e vantaggi di cui godono questi signori e i propri familiari.

A questi costi, che capiamo essere già vergognosamente alti, si aggiungono le oltre 600.000 auto blu che costano ulteriori 1.1 miliardi di euro annui.

Riflessione: in questi giorni, sulle principali tv nazionali c'e la sfilata dei vari politici a seguito della crisi di governo e delle prossime imminenti elezioni, tutti a dire cosa ha sbagliato l'attuale governo tecnico - per altro sostenuto fino a ieri dai più. Tutti a riempirsi la bocca di parole come crescita, equità sociale, sviluppo; tutti con la propria ricetta per risollevare l'Italia, tutti come al solito a parlare e basta e purtroppo del niente. Perché, e loro lo sanno bene, per risolvere i problemi in Italia si dovrebbe porre fine al sistema che negli anni ha garantito a loro di fare una vita agiata e priva di problemi.

Si dovrebbero tagliare con i fatti i costi della politica dimezzandoli, come minimo, abolire le auto blu, diminuire sensibilmente il numero dei politici - in nessun altro paese la mondo se ne contano così tanti. Non solo si dovrebbe mettere freno alle speculazioni finanziarie, ma non permettere ad esempio che aziende immense anche a partecipazione statale, grazie a truffaldini meccanismi fiscali di delocalizzazione, riescano a pagare solo lo 0,6 % di tasse sul proprio fatturato per poi pretendere dal piccolo commerciante o imprenditore il 55%  di quello che faticosamente riesce a incassare.

Ma lo sappiamo, in Italia quando si parla di queste cose, quando si comincia ad attaccare poteri forti e privilegi acquisiti, a sfiorare il portafoglio gonfio di chi più ha, si viene subito tacciati di populismo, semplificazione spicciola, visione elementare della società. Perché per questi signori è più semplice farci credere che è tutto complesso, che tagliare i costi è demagogia, che le multinazionali seguono dinamiche che non si possono controllare; così facendo continuano a parlare del niente, a non cambiare niente, a restare ancorati ai propri lussi e privilegi e a far arricchire i soliti potenti fregandosene allegramente della povera gente.