Nella guerra infinita dei brevetti arriva una vittoria per Apple, che si vede riconoscere il diritto ad un risarcimento di 120 milioni di dollari da parte della concorrente Samsung, la quale è stata ritenuta colpevole di aver violato due brevetti della casa di Cupertino, tra cui il diffusissimo meccanismo "slide to unlock". La cifra inizialmente richiesta da Apple era però molto più alta e si attestava sui 2,2 miliardi di dollari. La notizia è riportata anche dalla versione on line de "La Repubblica".

È tuttavia questa una vittoria a metà per il colosso americano.

La Apple è stata infatti al contempo ritenuta colpevole di avere a sua volta violato un brevetto dalla casa rivale Samsung e sarà pertanto tenuta a pagare la modesta somma di 158.400 dollari. Il verdetto riconosce perciò, come rivela il quotidiano, che entrambe le società sono colpevoli del medesimo reato e accetta pertanto la richiesta, da parte sia coreana che americana, di bloccare le vendite della concorrente nelle quali sono applicati i brevetti oggetto dei procedimenti giudiziari.

La compagnia di Cupertino, quindi, non può cantare completamente vittoria, anche se tiene a precisare, tramite un portavoce, come si legge su "La Repubblica", che la sentenza riconosce la colpevolezza di Samsung e il suo agire volontario per rubare le idee dei concorrenti e copiarne i prodotti.

Tuttavia, rispondono dalla Corea, Google a sua volta ha sviluppato indipendentemente molte delle caratteristiche software giudicate dalla sentenza e perciò, affermano, la Apple avrebbe dovuto prendersela con il gigante di internet. Ad ogni modo questo è solo uno dei procedimenti giudiziari in cui le due case si sfidano, come terreno di scontro collaterale, per il dominio totale del mercato degli Smartphone.

Mercato che valeva l'anno scorso 338,2 miliardi di dollari. Cifra che perciò val bene qualche causa in tribunale in uno dei cinque continenti.

La chicca di questa storia giudiziaria, infine, arriva dalle prestigiose pagine del "New York Times", una provocazione destinata sicuramente a fare discutere e a dividere il pubblico in due schieramenti.

Come riporta ancora "La Repubblica", il quotidiano riporta la tesi che sostiene che il fondatore di Apple sia anche stato l'ideatore e il principale promotore del cartello tra i big della Silicon Valley mirante a tenere bassi i salari dei dipendenti. Vicenda per la quale gli interessati hanno già deciso di patteggiare.

Insomma: da parte di chi aspirerebbe a cambiare la mentalità delle persone in tutto il mondo, questo sembra un modo di agire vecchio in base ad interessi classici e di certo non ispirato a un pensiero "different".