3,4 milioni di euro di spese pazze alla Regione Lombardia. È questo il fulcro dell'indagine avviata dalla Procura di Milano che ha sotto la lente d'ingrandimento 65 persone tra cui 55 ex consiglieri regionali delle ultime due legislature e nove assessori della giunta Formigoni. La polizia tributaria di Milano ha vagliato tutte le spese e monitorato i movimenti bancari ed ha rilevato che le spese non erano inerenti al mandato amministrativo che era stato affidato loro.

I volti noti delle indagini della Guardia di Finanza portata avanti dal procuratore Alfredo Robledo e dai sosituti Filippini e D'Alessio, sono Renzo Bossi, figlio di Umberto, Nicole Minetti e Roberto Formigoni.

Tra le spese contestate ci sono bibite, patatine, focacce, iPad, pranzi, cene, vacanze, bottiglie di vino. Rimborsi chiesti per circa 10mila euro a consigliere e che poco hanno a che vedere con l'attività legislativa della Regione Lombardia. Per una cena con pochi coperti sono stati spesi oltre 3mila euro. Per visite isituzionali circa 10mila euro. Gli aperitivi sono stati il pezzo forte. Si passa dagli 800 della Minetti ai circa mille di Renzo Bossi

Archiviate le posizioni di alcuni ex assessori che hanno presentato prima della richiesta di rimborso giustificazioni idonee al ruolo svolto. Tra questi Franco Nicoli Cristiani, Valentina Aprea, Daniele Belotti, Giulio Boscagli, Alessandro Colucci, Luciano Bresciani, Viviana Beccalossi, Massimo Buscemi, Marcello Raimondi, Romano Colozzi, Massimo Zanello, Lionello Marco Pagnoncelli,Pier Gianni Prosperini, Monica Rizzi, Domenico Zambetti e Andrea Gibelli.

C'è indignazione nella Regione che, seppur la più industrializzata d'Italia, condanna lo sperpero di denaro pubblico. Ora l'indagine proseguirà presso la Procura di Milano. Alcuni consiglieri rischiano anche pene salatissime. Più salate del conto che ha pagato la Regione Lombardia.