Oggi parliamo del dollaro americano. Ma prima di farlo riferiamo di una notizia che merita di essere sottolineata.

Dopo New York e Los Angeles, la metropoli di Chicago è la terza per popolazione sull'intero territorio USA.

Sono quasi 3 milioni gli abitanti di questa città che nel prossimo futuro probabilmente assisteranno, impotenti, alla dichiarazione di bancarotta da parte del loro primo cittadino.

Il dissesto finanziario attuale è determinato da un buco di circa 8,3 miliardi di dollari, provocato dalla gestione disastrata dei fondi pensionistici cittadini.

L'agenzia di rating Moody's ne ha declassato il debito, portandolo a tre gradini dal livello "spazzatura".

Chicago potrebbe presto seguire nei gironi dell'inferno un'altra importante città americana: Detroit, che un tempo era famosa per essere sede di un colosso dell'industria automobilistica, e ora è additata a simbolo di città fantasma, preda quotidiana di sciacalli e bande criminali che, armate fino ai denti, spadroneggiano in lungo e in largo minacciosi per i quartieri degradati e moribondi.

Ma l'America pensa ad altro, preferisce distrarsi guardando la pagliuzza negli occhi altrui, trascurando la trave che incombe sul suo capo. Il sogno americano è finito, e molti americani si stanno svegliando, forse senza neppure rendersene conto...

Politiche di guerra fallimentari - I mezzi fallimenti delle politiche militari in Afghanistan, Iran, Siria, e ora in Ucraina, stanno insinuando il dubbio che il tempo dell'"uomo solo al comando" stia volgendo al termine. Il dollaro statunitense non riesce più a fare breccia nel cuore e nelle mani forti dei grandi investitori.

Paesi del calibro di Russia, Cina, India e Giappone stanno valutando seriamente la possibilità di utilizzare le rispettive valute nazionali nell'organizzazione dei commerci e negli scambi bilaterali, lasciando intendere che non verranno in soccorso della valuta americana, qualora le cose per il dollaro USA dovessero volgere per il peggio.

Un aneddoto basti per rendere l'idea: Sergei Glazyev, consigliere del Presidente Putin, in risposta all'ipotesi di sanzioni minacciate dal Governo degli Stati Uniti nei confronti della Russia, ha dichiarato che la risposta alle "sanzioni paralizzanti" di John Kerry potrebbe essere quella di incoraggiare tutti i cittadini russi a disfarsi delle obbligazioni del Tesoro USA (pari a 200 miliardi di dollari circa di controvalore), sbarazzandosi una volta per tutte del $ americano e abbandonando per sempre il mercato statunitense.

Conseguenze: nascita di un nuovo ordine monetario mondiale - Una delle conseguenze più immediate nella regolamentazione delle transazioni finanziarie mondiali sarebbe pertanto la perdita, per il dollaro, dello status di valuta mondiale.

Potremmo non vedere più prezzati in dollari americani le principali commodities, quali il petrolio, il grano, il caffè, fino ad arrivare all'oro (che, si sa o si può intuire, più che una commodity è denaro vero).

L'asse Russia-Cina sta lavorando da alcuni anni in questa direzione: creare una valuta che possa soppiantare tutte le altre ed essere punto di riferimento sui mercati globali. Una moneta alla cui base vi sia l'oro come sottostante. Non denaro "fiat" dunque, non coriandoli colorati inflazionati all'inverosimile dalle scellerate politiche di stampa e creazione di valuta "ex nihilo" da parte della Federal Reserve (Banca Centrale americana).

Prepariamoci psicologicamente ad immaginare un baricentro del mondo spostato ad Oriente, in cui miliardi di persone hanno troppa fretta e impazienza di resettare un sistema economico-finanziario stanco, che non ha più le forze, e forse neppure la voglia, di continuare a sopravvivere nelle condizioni attuali.