Continua il "giallo" in merito all'ormai celebre Google Tax, conosciuta anche come Web-Tax, proposta dal Partito Democratico nell'ambito della Legge di stabilità: come forse saprete, si tratta della richiesta del Fisco italiano del pagamento delle imposte nei confronti delle grandi multinazionali del digitale, come Google e Amazon.



Fino ad oggi, questa tipologia di reddito non è stata presa in considerazione, soprattutto grazie al vuoto normativo in materia: finora, la quasi totalità delle entrate legate ai vari servizi Web (e-commerce, pubblicità, giochi online, ecc...) viene fatturata in quei Paesi dove il regime fiscale è super agevolato come l'Irlanda.



Teniamo presente che l'Italia sarebbe il primo Paese in assoluto a prendere in considerazione tale tipo di tassazione e naturalmente lo scontro in Parlamento si sta facendo sempre più acceso: Scelta civica, attraverso il suo portavoce Gianfranco Librandi, ha già manifestato il suo dissenso, precisando che se dovesse venire approvata questa normativa, l'Italia finirebbe con l'ostacolare gli investimenti stranieri nel settore digitale, penalizzando imprese e consumatori.



Edoardo Fanucci del PD, promotore dell'iniziativa, sostiene che la Francia e il Portogallo stanno avanzando lo stesso tipo di proposta: l'obiettivo è quello di far emergere i "guadagni nascosti" di queste grandi multinazionali, attuando un sistema che permetta di rintracciare facilmente il pagamento di tali servizi (obbligo di bonifici bancari o postali o uso di altri strumenti idonei).