Il 20 novembre si è conclusa una grossa causa penale che vedeva da una parte Google come imputata e dall'altra: Apple, oltre 35 Stati ed il distretto di Columbia. Google dovrà pagare ben 17 milioni di dollari per aver spiato tramite Safari gli utenti iPhone bypassando le impostazioni della privacy del noto browser che si trova di defaul su ogni dispositivo Apple.

Attraverso codici sorgente scritti ad hoc in annunci pubblicitari di vario genere, Google ha tenuto sotto controllo la cronologia e la navigazione di decine di milioni di utenti iPhone eludendo impostazioni che Apple inserisce nel sistema operativo iOS.

Già in passato era venuto fuori che la società di Mountain View aveva cercato di convincere la giuria che si occupava del caso facendo credere che la situazione fosse completamente normale e che non ci fosse niente di strano dichiarando: "Questi codici permettono agli utenti l'acceso ai servizi di Google come Google+ attraverso i siti che venivano visitati".

L'arringa degli avvocati non è bastata a salvare Big G visto che il governo federale degli Stati Uniti ha decretato che la società dovrà versare una cifra record pari 22,5 milioni di dollari che però, in seguito ad un accordo extra-giudizario tra Google e i 37 Stati ed il distretto di Columbia, è stata abbassata a "soli" 17 milioni di dollari.

Questo il verdetto del giudice: "Gli utenti devono essere informati se mentre navigano ci sono altri occhi che assieme a loro visitano il web, è un loro diritto. Con questo stratagemma Google ha violato la privacy di milioni di utenti e non solo violando anche la loro fiducia nella società".

In seguito alle dichiarazioni del giudice in un'intervista il portavoce di Google ha risposto: "Lavoriamo molto duramente per mettere a disposizione dei nostri utenti le migliori risorse in fatto di privacy ed abbiamo già provveduto a rimuovere i cookie pubblicitari che violavano le impostazioni di Safari nei dispositivi Apple interessati".

Sicuramente questa situazione non gioverà a Google, avrebbe dovuto pensaci prima.