A pagarla sarebbero dovuti esserestate esclusivamente le imprese del settore e invece è finita un po' come nellastoria del cetriolo che cadendo dalla cesta va a finire in una parte bendefinita, che evitiamo di citare perdecenza, del corpo dell'ortolano.

Nel solo 2011 la Robin Tax,addizionale Ires per le imprese energetiche ha fruttato 1,4 miliardiclassificandosi come un'autentica miniera d'oro per le esangui casse statali.Pensate: addirittura 930 milioni di euro in più rispetto al 2010. Tale boom èstato possibile in virtù dell'incremento dell'aliquota e all'estensione deltributo alle energie rinnovabili e alla modifica di alcuni parametri diapplicazione, imposti alle società della rete.

Enel di suo, in tal guisa, è stata costretta ad elargire 312 milioni dieuro, la Snam 104 e Terna "appena" 81 milioni.

Tale tassa non può per leggeessere ridistribuita sui consumatori e quindi l'onere delle maggiorazioni nonpotrebbe comparire né bollette e né costituire incremento sui prezzi deicarburanti. Questo almeno ufficialmente. L'Authority sull'Energia predispostaal controllo, nella relazione presentata al Parlamento ha rilevato, invece, unquadro fortemente dubitativo e critico.

Su 476 controllieffettuati su altrettanti operatori del settore ne sono stati individuatiaddirittura 199 (di cui 105 appartenenti al settore energia e gas e gli altri94 aderenti a quello petrolifero in cuiper dirla col linguaggio tecnico "è stata riscontrata una variazione positivadel margine di contribuzione semestrale riconducibile, almeno in parte alladinamica dei prezzi (…) per cui è ragionevole supporre che con l'addizionaleIres, gli operatori recuperino la redditività sottratta dal maggior onerefiscale.