L'enorme pressione fiscale che l'ultimo esecutivo ha imposto e sta imponendo agli Italiani al fine del risanamento dei conti pubblici e del recupero della credibilità internazionale del nostro paese hanno drasticamente ridotto i redditi disponibili e di conseguenza messo in ginocchio il commercio.

Anche i servizi , compresi quelli essenziali, risentono fortemente dei tagli imposti dalla spending review: la scure della crisi economica ha colpito a tal punto le fasce di reddito medio-basse che si assiste al riapparire di comportamenti sociali scomparsi dal dopoguerra.

Il governo tecnico sin dall'inizio ha fatto leva sulla necessità di tali sacrifici sventolando l'ombra tracollo economico in caso di mancata osservanza di questa tabella di marcia fiscale, ed addirittura si è fatto vanto di essere stato in grado di varare misure necessarie ma che governi politici non sono stati capaci di fare.

Tuttavia una domanda sorge spontanea: ma tutti questi denari che fine fanno? La ripresa è davvero dietro l'angolo come promesso di recente dal Presidente del Consiglio?

La mia paura è che invece le come al solito i provvedimenti siano soltanto "tappabuchi" e non producano effetti strutturali. Infatti mi chiedo: quanta parte degli introiti fiscali sono serviti solamente a pagare i maggiori interessi che i Titoli di Stato debbono garantire a causa della crescita del famigerato Spread?

E chi possiede in grandi quantità BOT, BTP o CCT se non le Banche ed ai facoltosi risparmiatori? E se è così non sono loro che beneficiano dei generosi interessi che lo Stato paga con i denari dei meno abbienti? Non si assiste per caso al paradosso che tramite questo meccanismo abbiamo uno Stato Robin Hood al contrario, cioè che leva ai poveri per dare ai più ricchi?

Ciò che bisogna rimproverare veramente ai nostri governanti è la miopia e l'impreparazione di non aver previsto che una integrazione monetaria europea senza una adeguata armonizzazione legislativa e fiscale, ma soprattutto senza dotare la BCE dello strumento fondamentale per combattere le speculazioni internazionali delle grandi banche d'affari, cioè la possibilità di stampare moneta, è paragonabile alla strategia militare del Generale Custer a Little Bighorn.

Così mentre si invoca la giustizia sociale, la ripresa economica, la lotta alla disoccupazione si assiste invece ad una polarizzazione della stratificazione sociale, con la scomparsa delle classi medie: se la ricetta della crescita che si intende perseguire è quella di imitare il Brasile, che non ha debito pubblico ma contraddizioni sociali evidentissime, la strada è quella giusta.