A fronte di un'utile complessivo prossimo ai 34miliardi di dollari, Apple ha versato solo 2 miliardi e mezzo alfisco: è quanto emerge da un'inchiesta condotta dal New York Times in merito ai meccanismi impiegati dalle aziendedell'hi-tech per non corrispondere il dovuto all'erario.

Nei giorni scorsi sono emersi i casi di Google,Amazon e Starbucks,multinazionali che grazie a tutta una serie di cavilli e scorciatoie (trasferimentidi sede, esportazione all'estero dei profitti conseguiti in patria) riescono aversare all'erario cifre irrisorie a dispetto di fatturati multimiliardari.

Il popolare quotidianostatunitense si è però concentrato sul colosso di Cupertino, le cui tecniche dielusione rasentano la genialità: pur avendo, come risaputo, il suo quartiergenerale in California, Apple hatrasferito la sua sede legale nello stabilimento attivo in Nevada, dovel'aliquota delle imposte sulle società è a 0 (in California si oscilla invecetra l'8 e il 9%).

Mediante un simile meccanismo -prosegue il New York Times - Apple ha edificato compagnie satellite inIrlanda, Olanda, Lussemburgo e Isole Vergini britanniche, tutti luoghi caratterizzati da regimifiscali estremamente favorevoli se non praticamente inesistenti.

A giudicare dai risultati lastrategia del colosso di Cupertino funziona alla perfezione; come accennato inprecedenza, lo scorso anno a fronte di un utile di 34 miliardi ha corrispostosolo 2,4 miliardi di dollari (con un'aliquota prossima al 9,8%), dato cherisulta in netto contrasto se confrontato con aziende Usa attive in settoridifferenti dall'hi-tech.

Su tutti il caso di Wal-Mart,colosso del commercio al dettaglio statunitense, che ha versato all'erario 6 miliardi a fronte di un fatturato globale di 24, conun'aliquota calcolata al 24%.

Ad aggravare la situazione il fattoche simili sperequazioni fiscali non riguardino solo Apple, bensì tutta unaserie di multinazionali attive nell'industria digitale mondiale; le 71 aziende tecnologiche quotatesull'indice Standard & Poor (tra cui Apple e Google) corrispondono infatti imposte con aliquote mediamente un terzopiù basse rispetto alle tradizionali industrie, segno di come la presenzadi sperequazioni fiscali possa ormai dirsi strutturale nel panorama Usa.