Buone notizie per i contribuenti che hanno pagato la TIA (ovvero quella che prima veniva chiamta TARSU infatti  a partire dal 1999 molti comuni hanno deciso di sostituire la TARSU con la TIA). Ebbene la Corte Costituzionale con la sentenza n. 238 del 24 luglio 2009, ha stabilito che la TIA (Tariffa di Igiene Ambientale) è una “tassa” e non una “tariffa”, e per questo motivo, ad essa non può essere applicata l’IVA.

Per questo motivo è da ritenersi del tutto illegittimo, dai comuni il pagamento dell l’IVA al 10%, e quindi i cittadini possono chiederne il rimborso.

Si stima infatti che siano circa 6 milioni le famiglie residenti in 1182 comuni italiani, che, dal 1999 al 2008, hanno dovuto pagare l’IVA sulla TIA, e per questo  stando a ciò che ha deciso la Corte Costituzionale oggi possono chiederne il rimborso.  

Come fare per ottenere il rimborso? 

Per prima cosa  è necessario verificare se nel proprio comune sia stata adottata la TIA al posto della TARSU. In questo caso è opportuno accertarsi di avere tutte le ricevute di pagamento relative alla TIA, controllando che, sia stata effettivamente addebitata l’IVA, a questo punto il cittadino potrà richiedere il rimborso compliando un apposito modulo per il rimborso dell’IVA (questo modulo è facilmente reperibile anche on line ma ci si può rivolgere anche alle associazioni che tutelano i consumatori) il modulo va ovviamente compilato correttamente ed in ogni sua parte ed è anche essenziale corredarlo di fotocopie delle ricevute pagamento si può chiedere il rimborso solo relativamente agli utlimi 10 anni, una volta presentata la domanda il rimborso portà essere ottenuto entro 60 giorni e in un’unica soluzione.

 C’è da dire però che malgrado la sentenza della Corte Costituzionale che risale addirittura al  luglio 2009, purtroppo a tutt’oggi  buona parte  parte dei comuni interessati  continuano tuttora ad applicare impropriamente l’IVA sulla TIA.